Il rialzo dei prezzi, poi, delle materie importate a più alti prezzi rischiano di impoverire le fasce deboli del paese, ridurre il margine di profitto delle imprese e dunque degli introiti fiscali che possono consentire di ridurre il gravoso debito pubblico. Gli Usa devono provare a riportare in positivo la bilancia commerciale e non possono aumentare troppo i dazi verso i paesi fornitori di beni in cui hanno delocalizzato le produzioni perché non possono nel breve e medio tempo sostituirle a condizioni economiche convenienti salvo peggiorare gli equilibri economici e sociali con significativi cambiamenti di prezzo; sono condannati ad importare quelle produzioni delocalizzate. Allo stesso tempo devono esportare per gli equilibri di bilancio commerciale ed un aumento dei dazi verso i loro beni esportati può diventare estremamente dannoso così arriviamo ai
"controdazi" fatti verso gli Usa che dimostrano di non essere troppo alleati ma di considerarci alla stregua di clienti da sottomettere; qui sta il ruolo della negoziazione della UE verso gli USA.
La posizione dell'Europa finora è stata di sudditanza sia nei confronti delle sanzioni derivanti da una guerra che poteva essere evitata e che sembra avviarsi verso una soluzione simile a quella proposta prima che la guerra incominciasse sia verso qualsiasi iniziativa usa indicata..
La guerra dei dazi presuppone un'Europa indipendente e consapevole dell'assunto di
Kissinger che dichiarava che
essere nemici degli Usa è pericoloso ma essere amici è mortale; ma sembra un percorso ad ostacoli con troppi paesi in conflitto ed incapaci di capire che l'unità rafforza sempre nella storia le alleanze. Come scrive Tucidide ne "La guerra del Peloponneso" le alleanze sono forti se l'unione è condivisa ma si sgretolano se questa viene a cadere o fatta cadere dal comportamento del soggetto che governa l'alleanza.
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