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300 anni dopo, prima la Crimea, ora la Scozia

Le tensioni autonomistiche della Scozia, che hanno evidenti ragioni economiche ma ancor più profonde radici etniche, mettono in luce le fortissime contraddizioni che stanno attraversando da tempo l'Inghilterra, che è riuscita a superare indenne i conflitti nell'Irlanda del Nord, divisa a sua volta tra indipendentisti cattolici ed unionisti protestanti, che hanno insanguinato per anni Belfast e dintorni.

C'è in primo luogo una difficile convivenza tra l'asse atlantico, USA ed Inghilterra, in cui quest'ultima rappresenta il front-end della politica estera americana in Europa e nello scacchiere Mediorientale, e la partecipazione dell'Inghilterra all'Unione Europea. Così come il Premier britannico Cameron preannuncia un referendum per il 2017, relativamente alla permanenza ulteriore del Regno Unito nella Unione europea, che in caso positivo segnerebbe la fine di un disegno settantennale volto ad unificare progressivamente tutti i grandi Paesi europei in un unico contesto economico e politico, così deve a sua volta fronteggiare la tendenza autonomistica della Scozia.

Si torna sempre alle stesse tendenze di fondo: l'Inghilterra partecipa ai giochi europei solo per evitare che ci sia un'unica potenza che spadroneggi. Così come armò ben sette coalizioni per battere Napoleone ed il dilagare della rivoluzione francese in Europa, così fu in prima linea nel contrastare durante la prima Guerra mondiale l'alleanza tra la Prussia e l'Austria-Ungheria ed a dichiarare guerra al Terzo Reich ai tempi di Hitler. Non ha mai ceduto alla profferta di un accordo strategico con la Germania, in base a cui quest'ultima ha mano libera sul continente europeo in cambio della rinuncia tedesca a qualsiasi espansione coloniale, secondo lo schema per cui: "la terra è della Germania, i mari dell'Inghilterra". La nomina di un Lord inglese, Jonathan Hill, come Commissario europeo alla stabilità finanziaria, ai servizi finanziari ed i mercati dei capitali dell'Unione potrebbe essere un nuovo compromesso tra Inghilterra e Germania: nessuna interferenza della prima sulle politiche di stabilizzazione finanziaria dei bilanci pubblici nell'Eurozona; nessuna interferenza della seconda sulla regolamentazione e la tassazione delle transazioni finanziarie.

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