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BCE, bum bum!

Come nell’agosto del 2011, le cannonate arrivano da Francoforte

Fateci caso: è dalla BCE che arrivano sempre i colpi più pesanti all’Italia. Ora si tratta delle banche, e di Monte dei Paschi in particolare.

Nel 2011, fu la lettera a doppia firma, del governatore della BCE Francois Trichet e di quello della Banca d’Italia Mario Draghi a mettere l’Italia con le spalle al muro. Si chiedeva innanzitutto di anticipare di un anno il pareggio strutturale del bilancio, al 2013, obiettivo che ancora non è stato raggiunto e che viene rinviato di anno in anno. Fu una lettera di cui non fu mai chiaro chi ne fosse l’autore politico, visto che si chiedevano le riforme strutturali più curiose, dalla abolizione delle province fino al salario di produttività deciso a livello aziendale. Come che sia, i capitali italiani fuggirono in Germania. La rotta tracciata dalla BCE venne seguita dal governo Monti, e portò l’Italia alla depressione economica: un disastro.

Il potere della moneta è invincibile: ormai la BCE non controlla solo la moneta europea, ma anche le banche di rilievo sistemico, dopo lo strappo sciagurato al Trattato di Lisbona, che prevede che la BCE non possa esercitare altri compiti permanenti rispetto a quelli ivi previsti. Con la supervisione sugli istituti di rilevanza sistemica, la Vigilanza unificata europea ormai fa come crede, dopo aver spogliato le autorità nazionali.

L’EBA, altra invenzione di Bruxellese, la European Banking Authority, fornisce gli scenari più devastanti cui le banche dovrebbero fare fronte, e la BCE mette alla prova gli istituti mediante gli stress test. Ci sono altri artifici, come le valutazioni del rischio basate sulla diversa tipologia di asset che la banca detiene in portafoglio. E’ un altro modo per amplificare la discrezionalità della BCE. Sono anni che, quindi, si chiedono alle banche ricapitalizzazioni precauzionali, per fronteggiare quegli eventi devastanti che le autorità invece dovrebbero prevenire.

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