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L’Aquila, l’Orso ed il Dragone

Dopo il Muro di Berlino, cadrà anche la Grande Muraglia?

Non c’è dubbio che tra Ronald Reagan e Donald Trump le somiglianze sono davvero tante: due Presidenti Repubblicani di rottura, lontani mille miglia dall’establishment tradizionale, presi di mira dai media occidentali per i loro modi di fare spicci e poco diplomatici, per la loro capigliatura vistosa ed il loro passato: l’uno era un ex-attore di Hollywood che aveva recitato in pellicole western di poco successo, ma che poi era diventato Governatore della California; l’altro si è costruito una carriera formidabile come costruttore immobiliare sbaragliando tutti gli avversari alle primarie repubblicane per poi battere Hillary Clinton, la candidata democratica che era data come ultra favorita.

Troppo poco, direte voi. Ma le similitudini continuano: così come Ronald Reagan considerava che il principale nemico dell’America fosse l’Orso sovietico, che con la sua potenza militare e geopolitica minacciava l’ordine democratico e capitalistico occidentale, così Donald Trump ha condotto la sua campagna elettorale indicando sempre il Dragone cinese come il vero nemico dell’America.

Due Presidenti con due Arcinemici all’estero: prima l’Orso sovietico, ora il Dragone cinese, che vanno combattuti facendoli implodere economicamente e politicamente. Esasperando la loro volontà di potenza con una sfida che li porta alla disintegrazione.

Secondo Trump, lo strapotere economico cinese è stato conquistato manipolando il cambio tra yuan e dollaro, depredando le compagnie americane che producono in Cina delle loro conoscenze tecnologiche, chiudendo il mercato interno alla concorrenza. Lo sbilancio commerciale tra il Dragone cinese e Stati Uniti è insostenibile, la sfida alla parità tecnologica lanciata con il programma "Made in China 2015" è pericolosissima, il sistema di alleanze tessute oltre la rete dei Paesi Brics, cercando di coinvolgere la Turchia, l’Argentina e l’Iran, rappresenta una sfida inaccettabile per l’Aquila americana.

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