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A chi la rete? A noi!

Una scelta sensata, vent'anni dopo la privatizzazione

La rete di accesso alle telecomunicazioni passerà presto sotto il controllo della Cassa Depositi e Prestiti. Se non è una rinazionalizzazione in senso tecnico, lo è dal punto di vista sostanziale.

Si tratta del segmento che va dalle centrali telefoniche dove sono attestati i collegamenti fisici che portano ai doppini telefonici in rame e dove sono attestati i "dislam" che ne supportano il collegamento a larga banda che in Italia ci consentono di comunicare con il resto del mondo. Ci sono, anche più importanti, tutti i collegamenti che portano alle stazioni radio-base delle telefonia mobile.

Costerà sicuramente qualche miliardo, e saranno accollati dei debiti e qualche migliaio di dipendenti. Si chiuderà finalmente una storia iniziata male; la rete doveva essere scorporata nel 1997, quando si fece la privatizzazione. Della Telecom Italia di allora non è rimasto niente: è servita a pompare decine e decine di miliardi di euro, pagati dagli abbonati al telefono, che sono andati a remunerare gli azionisti di turno che hanno incassato ricchi dividendi ed un servizio del debito spaventosamente alto: Telecom era solo una macchina da soldi. Senza la rete, TIM resterà solo un enorme contenitori di clienti, che verosimilmente si fonderà con Mediaset, diventando un polo multimediale europeo. Finisce così un'altra telenovela che ci ha tenuti inchiodati per trent'anni.

I giudizi storici, ora, non servono. Dobbiamo capire se questa operazione della rete serve, e perché.

L'operazione va fatta per due motivi.

Il primo è di carattere industriale: così com'è, non ci sono le risorse private per completare l'accesso in fibra ottica per l'intero Paese. Gli investimenti nelle aree meno prospere sono fatti dallo Stato attraverso Infratel, e vengono realizzati da Openfiber, una società controllata da Enel e Cassa DD.PP. Quest'ultima, ha già una partecipazione in TIM ciò che rimane di Telecom.

Il secondo è strategico. Insieme alla rete di accesso, o poco dopo, sarà ceduta alla Cassa anche Sparkle, la società di TIM che gestisce le reti internazionali sottomarine e terrestri. Il controllo delle reti è essenziale per garantire la sicurezza del sistema delle telecomunicazioni: solo un presidio pubblico nazionale lo può assicurare. Un black-out anche di qualche ora porterebbe danni incalcolabili all'economia. E soprattutto serve per realizzare una infrastruttura tecnologica a monte, capace di supportare tutte le innovazioni di cui ha bisogno la pubblica amministrazione centrale, regionale e locale per diventare efficiente. L'intelligenza artificiale ha bisogno della rete, e senza rete non si può andare avanti.

Mettiamo una pietra sul passato ed andiamo avanti.

Una scelta sensata, vent'anni dopo la privatizzazione.

A chi la rete?

A noi!
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