C’è un conflitto profondo, insanabile, negli Usa, tra mondo della finanza ed economia reale. Da una parte c’è bisogno di un dollaro forte per attirare i capitali dal resto del mondo e far salire le quotazioni di Borsa a Wall Street; dall'altra, l’economia reale avrebbe bisogno di un dollaro debole per poter esportare di più ed importare di meno.
C’è poi la questione dei tassi di interesse: un livello moderato giova alle imprese ed alle famiglie, che sono indebitate, ed alimenta la preferenza per gli investimenti sul mercato azionario rispetto all'acquisto di obbligazioni. In carenza di risparmio interno, e con una bilancia dei pagamenti correnti in rosso, tassi di interesse più consistenti assicurano la copertura del deficit commerciale e di quello federale statunitense: non è casuale il fatto che i tassi di interesse sul debito americano siano assai più alti di quelli pagati dal Bund, che ha rendimenti negativi anche sul trentennale.
Questo conflitto all'interno della struttura economica e finanziaria degli Usa è endemico e caratterizzò anche gli anni successivi alla crisi del '29: anche allora, infatti, gli USAa imposero per primi i dazi sulle merci agricole importate, con lo Smoot-Hawley Act del 1930, che includeva 900 voci doganali, con tariffe che andavano in media tra il 40% ed il 48%.
Bisogna intendersi su un punto, storico: gli USA hanno ricevuto un enorme beneficio economico, finanziario e politico dalle due combattute prevalentemente nel continente europeo. Mentre in Europa si combatteva e si moriva, negli USAsa si produceva e si vendeva a credito. L’ingresso in guerra dell’America fu però decisivo, prima contro gli Imperi centrali e poi contro le Potenze dell’Asse.
Una decina di anni dopo, con Ronald Reagan, gli squilibri della bilancia americana si fecero nuovamente insostenibili: si ricominciò con i dazi, che penalizzarono le importazioni dal Giappone, soprattutto motociclette e semiconduttori. Gli Accordi del Plaza imposero la rivalutazione del Marco, della Sterlina, del Franco, dello Yen e della Lira: le rispettive economie crescevano troppo, a spese di quella americana, approfittando della forza del dollaro.
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