Per quanto riguarda gli aiuti agli Stati, la revisione del 2019 prevede
due meccanismi distinti: del primo, di tipo precauzionale, possono beneficiare solo gli Stati in regola con il Fiscal Compact e che non abbiano squilibri macroeconomici secondo le rilevazioni della Commissione europea; il secondo, denominato "enhanced", può essere attivato solo previa verifica della sostenibilità del debito accumulato e della capacità di rimborsare gli aiuti.
Era già un
meccanismo molto controverso nel 2019, visto che la procedura di verifica della sostenibilità dei debiti non viene esplicitata e che la stessa richiesta di intervento da parte di uno Stato in difficoltà può avere immediati riflessi negativi sul mercato finanziario. In pratica, per il solo fatto di chiedere aiuto, si può spargere il panico e creare le condizioni per il default.
Dopo quanto è successo nel 2020, con il crollo delle economie per via della pandemia di Covid-19 e dell'aumento esponenziale di deficit e debiti pubblici per contrastare questa emergenza, è del tutto insensato procedere come nulla fosse.
In pratica, con un calo del PIL del 10% ed un aumento del deficit dello stesso ammontare,
tutti i parametri consueti di valutazione della sostenibilità dei debiti pubblici sono saltati. E non è un caso che ci sono già state numerose proposte volte sia a riformulare i parametri del Fiscal Compact, per consentire la finanziabilità in disavanzo degli investimenti pubblici, sia a sterilizzare i titoli di debito pubblico che sono acquistati dalla BCE nell'ambito del
programma PEPP.
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