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Un colpo al cerchio e cento alla botte

Da Bruxelles arrivano apprezzamenti superlativi per il PNRR ma mazzate da orbi su debito e squilibri


Il commento più velenoso, ma non inatteso, lo ha espresso Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per "Un'economia al servizio delle persone", che ha concluso la sua dichiarazione di vivo apprezzamento con queste parole: "Attendiamo con interesse di toccare con mano i cambiamenti concreti che il piano determinerà sul campo una volta attuato". Insomma, a fronte dei soldi della Unione europea vuole vedere il "cammello" italiano.

Le fanfare finiscono qui, perché il resto del documento riprende con la consueta meticolosità ma con inusitata durezza tutti i rilievi negativi che ci sono stati fatti nel corso degli anni.

Una volta che afferrano un osso, è finita.

Meglio riportarle esattamente come sono scritte, le affermazioni più preoccupate:

- Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro si è interrotto bruscamente con l'insorgere della crisi COVID-19.

- Nel 2019 la povertà è diminuita ma è probabile che sia peggiorata nel 2020 in ragione della pandemia di COVID-19

- Le finanze pubbliche italiane sono state duramente colpite dalla crisi COVID-19.

- Si ritiene che l'Italia debba affrontare rischi elevati di sostenibilità di bilancio a breve e medio termine.

- L'Italia continua a sperimentare squilibri macroeconomici eccessivi, che non ci si attende miglioreranno a breve termine, mentre non è ancora possibile valutare il pieno impatto della crisi COVID-19. Le vulnerabilità sono connesse all'elevato debito pubblico e alla protratta debolezza della dinamica della produttività, che hanno rilevanza transfrontaliera in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e del settore bancario.

- Il divario regionale si stava ampliando prima della crisi del COVID-19 e rischia di persistere nella fase di ripresa.

- L'Italia è entrata nella pandemia con vulnerabilità socio-economiche che potrebbero aggravarsi ulteriormente una volta che le misure di emergenza saranno gradualmente soppresse.

- Negli ultimi due decenni la crescita della produttività ha registrato una stagnazione, in particolare in ragione di un contributo negativo del settore dei servizi, delle piccole imprese e di alcune regioni del Sud.

- Le cause della debole crescita della produttività vanno ravvisate anche negli scarsi investimenti privati e pubblici.

- Il livello estremamente elevato del debito pubblico e la composizione della spesa pubblica hanno limitato gli investimenti pubblici e ostacolato la spesa a favore la crescita.
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