Le sponde dell'Atlantico si stanno allargando: a settembre, la FED ha già annunciato la riduzione degli acquisti di titoli federali a partire dal mese di ottobre per un importo complessivo di 15 miliardi di dollari di dollari e poi una ulteriore dello stesso importo a partire da dicembre. Ha fatto prevalere i dati positivi sulla ripresa economica ed i timori per la fiammata inflazionistica (+5,4% su base annua) rispetto alle preoccupazioni per una nuova ondata pandemica a partire dall'autunno. D'altra parte, a settembre, nessuno la aveva ancora messa in conto.
I tassi nominali sui titoli federali americani a 10 anni non sono mai andati sotto zero, anche se rimangono negativi in termini reali per via della fiammata inflazionistica, visto che il loro rendimento si orienta intorno al +1,20% annuo mentre l'inflazione media è stata stimata ancora di poco superiore al 2%.
Ben diversa è la situazione nell'Eurozona, con
la BCE ancora cauta sul da farsi: nessun annuncio finora, in attesa delle decisioni di dicembre. Fatto sta, però, che anche a causa delle preoccupazioni per una ripresa dell'epidemia e per il conseguente rallentamento dell'economia tedesca,
il rendimento nominale del Bund a 10 anni continua ad essere negativo ininterrottamente dal 2019, scendendo
dal -0,13% di settembre al -0,30% di queste ultime settimane. A ottobre, l'indice dei prezzi al consumo è aumentato in Germania del 4,5%: portando il rendimento reale dei titoli pubblici a dieci anni ad un livello peggiore rispetto a quello americano –4,8% (-4,2% negli Usa).
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