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Export USA: shale gas, unica luce nel buio pesto

Saldo petrolifero attivo ed export europeo che arranca, ma i conti con l'estero affondano


Il vero, unico, successo degli Usa nelle relazioni commerciali con l'estero è rappresentato dalla acquisita indipendenza energetica: nei primi sei mesi del 2022, il saldo destagionalizzato del settore petrolifero è addirittura finalmente in attivo, anche se solo per 3 miliardi di dollari, rispetto ai 386 miliardi di passivo registrati nel 2008. Lo shale gas è dunque una risorsa strategica, che viene utilizzata in chiave geopolitica. L'export petrolifero americano dei primi sei mesi di quest'anno è già arrivato a 151 miliardi di dollari rispetto ai 196 miliardi dell'intero 2021 ed ai 131 miliardi del 2020.

Rispetto all'Europa, dunque, che si trova in immense difficoltà con le importazioni del gas dalla Russia e con i prezzi stellari registrati dalla Borsa TTF di Amsterdam, l'America si trova in una condizione di grandissimo vantaggio.

L'aumento dei costi delle produzioni europee a causa del caro-energia incideranno fortemente sulla competitività delle sue merci a favore di quelle americane, anche se ora questo vantaggio viene in parte oscurato dalla debolezza dell'euro che ci dovrebbe favorire nell'export così come ci penalizza nell'import pagato in dollari.

Non c'è alcun dubbio che, rispetto alla Germania, c'è da attendersi una tendenza al riassorbimento dell'avanzo strutturale di quest'ultima: nei primi sei mesi di quest'anno il deficit americano si è già ridotto a 32,3 miliardi di dollari rispetto ai 39,5 miliardi dello stesso periodo del 2021.

Anche l'Italia rallenta: nei nostri confronti, il deficit americano nei primi dei mesi di quest'anno è sceso a 19,4 miliardi rispetto ai 22,3 miliardi dello stesso periodo del 2021.

In sei mesi, quest'anno, il deficit americano verso l'Unione europea è stato complessivamente di 97 miliardi di dollari, migliorando rispetto ai 108,4 miliardi dello stesso dello scorso anno.
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