Goldilocks senza inflazione è piacevolmente sicuro come camminare lungo il fiume che ha scavato la valle. Per contro, avere mezzo mondo che cresce molto e forse va frenato e l’altro mezzo che sembra sprofondare senza rimedio nelle sabbie mobili della deflazione dà una sensazione di vertigine.
Ci sono poi altri fattori che complicano ulteriormente il quadro.
Caspar David Friedrich. Le scogliere di calcare di Rugen. 1818Il primo è che i dati macro non sono di facile lettura. L’
inflazione salariale americana, l’elemento più importante nelle scelte sui tassi della FED, è straordinariamente mite in alcune statistiche (quelle del Dipartimento del Lavoro) ed è invece vivace e in crescita in altre, come ad esempio quelle raccolte da Adp. Le prime hanno il peso dell’ufficialità, ma sono vecchie e superate nel disegno. Le seconde, quelle di Adp, sono qualitativamente migliori, ma hanno un seguito minore. La FED si basa sulle prime, che supportano la scelta politica di tenere i tassi a zero, ma sa che ci può essere del vero anche nelle seconde.
Un altro dato di difficile lettura è quello sulla
pesante caduta della produzione industriale tedesca. Si è sempre saputo che da
Italia e
Francia non c’è da aspettarsi molto, si è capito da tempo che la storia della ripresa europea è molto ottimismo della volontà e poco realtà effettiva. Nessuno però aveva finora messo in discussione la tenuta della Germania e la sua capacità di fronteggiare la riduzione del mercato russo prodotta dalle sanzioni.
Se cade la Germania, si sono detti i mercati, cade l’Europa e se cade l’Europa, accompagnata da
Cina, Giappone, Brasile e Russia che non stanno tanto bene, rischia di affievolirsi anche l’America. Addio rialzo azionario.
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