In tutti i paesi del mondo avanzato, e meno, aumentano le diseguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza. Nella Unione Europea di giustizia e/o coesione sociale si occupa ordinariamente la Commissione europea.
Recentemente è uscito un Rapporto di una Fondazione privata (la
Bertelsmann Stiftung, emanazione di una grande azienda editoriale tedesca) che ha fatto un confronto sistematico tra i 28 Paesi membri della UE sulla base dei 35 indici utilizzati dagli esperti internazionali. Ne viene fuori una divaricazione crescente tra Nord e Sud e tra giovani e anziani. Sulla base dell’indice sintetico l’Italia figura al 24°posto/28.
L’Italia è un paese ad alto reddito medio pro-capite, ma a basso indice di giustizia sociale.
In questa fase, l’Italia è fanalino di coda per la crescita economica.
Non sto ad elencarvi tutti i 35 indici. Vi dico sinteticamente che l’Italia si colloca al di sotto della media UE tranne che in due casi: l’indice PISA (4° posto) e quello della
non discriminazione (14° posto). Occupa l’ultimo posto per il
rischio esclusione sociale, per i giovani NEET, e per l’indice di
dipendenza degli anziani. Sta al 27° posto per la
giustizia intergenerazionale e per il
debito pubblico. Al 25° posto per il tasso di attività e per la
disoccupazione giovanile; al 24° posto per la povertà di chi lavora (
workingpoor) e per il numero di
abbandoni scolastici; al 23° posto per la facilità di
accesso al mercato del lavoro, per la coesione sociale e la non discriminazione, per l’accessibilità ai
servizi sanitari (basato sull’indice EHCI ); ecc.
Nel 2013 la posizione è peggiorata rispetto agli anni precedenti. Se aggiungo il dato della disoccupazione ufficiale 12,6% sempre al di sopra della media UE28 (10,1) e che, solo nel 2013, l’Italia ha versato sanzioni per 61 milioni irrogate dalla Corte europea di Strasburgo a causa di violazioni dei diritti dell’uomo, credo che abbiamo prove sufficienti per ritenere che
in Italia la giustizia sociale non gode di alta considerazione.
Quello che sta succedendo in alcuni municipi di Roma e di altre città italiane credo che siano un segnale preoccupante di allarme sociale che trova fondamento nei dati di cui sopra che non hanno avuto grande risonanza nella stampa e nei media.
Come non è stato ripreso il Rapporto sulla povertà della Caritas.
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