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Milano 18-mar
33.940,96 0,00%
Nasdaq 18-mar
17.985,01 +0,99%
Dow Jones 18-mar
38.790,43 +0,20%
Londra 18-mar
7.722,55 -0,06%
Francoforte 18-mar
17.932,68 -0,02%

2015 = 2025

Se fra dieci anni le borse fossero dove sono adesso?

Tutto è stato scritto sul possibile rialzo dei tassi americani. Che ci sarà oppure no. Che sarà in settembre oppure ottobre oppure dicembre. Che sarà di un quarto di punto oppure, creativamente, di un ottavo. Che farà crollare i mercati emergenti e riporterà i nostri sui minimi del 25 agosto oppure che sarà accolto da un colossale sbadiglio, se non addirittura da un rialzo di sollievo per esserci tolti il pensiero.

Non abbiamo molto da aggiungere al dibattito e ci iscriviamo al partito di quelli che pensano che i mercati siano a questo punto preparati a tutto non solo psicologicamente ma anche in termini di posizionamento di portafoglio. Chi doveva alleggerire lo ha già fatto e chi è restato investito si ritiene evidentemente pronto ad assorbire qualsiasi decisione la Fed voglia prendere.

Alla fine, dunque, il rallentamento della Cina e degli emergenti verrà riconciliato con il buon andamento di America ed Europa, mentre l'eventuale rialzo dei tassi americani verrà visto come l'avvio di un lento processo di normalizzazione e non come un colpo mortale inferto a una crescita debole.

Ricordiamoci, per mantenere il senso delle proporzioni, che i tassi a breve americani verranno comunque mantenuti sotto il livello dell'inflazione fino alla fine del 2017 e probabilmente anche oltre. La Fed, in altre parole, porterà i tassi al due per cento fra due anni solo se l'inflazione, nel frattempo, sarà salita oltre il due per cento.

(Nella foto: Futuro o presente? In The Day The Earth Stood Still (1951) l'alieno porta i pantaloni a vita alta che si usavano negli anni Cinquanta)
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