Il ritorno al "gold exchange standard": la fine del caosIl crollo del settembre 2008 avrebbe potuto essere la presa d'atto che un sistema era ormai alla fine e prendere atto di quanto drammatica fosse la creazione di una bolla non solo finanziaria, ma soprattutto sociale che avrebbe dato il via al percorso tragico di una crisi dolosa.
L'unica cultura finanziaria era quella di inondare di liquidità i mercati da renderli governabili e manipolabili in funzione degli interessi da realizzare; le relazioni tossiche tra Accademia, Politica e Finanza hanno continuato a mentire sui fondamentali di una scienza come l'economia che era stata trasformata in un casinò. Il disegno sostenuto da una classe politica inetta e sprovveduta che ha pensato soprattutto a sopravvivere è stato innalzato a dogma dai "media" che si sono servilmente prestati a rappresentare i mercati razionali come un'entità magica ed indiscutibile.
La consapevolezza del problema ha spinto, però, vari paesi ad aumentare le riserve auree anche riportandole in casa da altri forzieri dove erano detenute come si può vedere dai seguenti grafici che mostrano lo
scollamento negli Usa della moneta da un suo controvalore reale e la posizione di rafforzamento degli altri:
Come si può vedere esiste una crescente asimmetria tra l'infinita carta moneta ed il suo controvalore reale; la finanza Usa ha perso la battaglia per l'ultima tornata delle presidenziali che la vedeva forte sostenitrice della
Clinton contro Trump, eletto dai poveri sempre più intolleranti rispetto ad una disuguaglianza inaccettabile portata al collasso da una classe dirigente che non riesce più a mascherare il fallimento di un modello culturale.
Il ritorno al "gold exchange standard" è nei fatti, ma quanto più lenta sarà la sua percezione tanto più violenta sarà l'ordalia.
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