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Das auto, die bank

Europa, borse piatte da tre anni

I tempi cambiano. Fino a qualche anno fa era la California, con i suoi standard sempre più stringenti sulle emissioni, a dettare i tempi dell'evoluzione tecnologica del settore auto americano. E dettandoli all'America li dettava al mondo. Intere carriere politiche sono state costruite a Sacramento sulle normative ambientali. Non più.

Oggi è la Cina a dettare il passo al mondo. Importatore di petrolio, la Cina ha negli ultimi anni dato un forte impulso al nucleare e alle rinnovabili e ha ora abbondanza di elettricità. Buttandosi massicciamente sull'auto elettrica e imponendo ritmi velocissimi per la transizione, la Cina conta di diventare leader mondiale non solo del settore (lo è già, producendo da sola quanto America e Europa insieme), ma dell'innovazione del settore. E per inciso offre una conferma della tesi per cui è lo sviluppo, e non la decrescita, a favorire le condizioni per la difesa dell'ambiente.

Geely Auto, il gruppo cinese che è entrato a gamba tesa nel cuore dell'industria tedesca comprandosi un decimo di Daimler, produrrà solo elettrico a partire dal 2020. Great Wall Motors si prepara a un'alleanza sull'elettrico con Bmw. Il lusso, nell'auto, è il solo settore in cui i cinesi hanno ancora da imparare qualcosa, da qui l'interesse per l'auto tedesca.

L'auto elettrica è cosa nota. Meno noto è il fatto che già a partire dal 2025 saranno in produzione auto elettriche capaci di durare un milione e mezzo di chilometri e anche di più. Il mercato si sposterà sempre di più sui ricambi, sulle batterie e sui motori a trazione, oggi prodotti prevalentemente in Giappone (che, di suo, sta puntando molto sull'idrogeno). Scocche e assemblaggio sfumeranno sullo sfondo.
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