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Das auto, die bank

Europa, borse piatte da tre anni


E poi stanno arrivando le macchine volanti, il sogno di chi era ragazzo negli anni Sessanta. Un modello è già in vendita da quest'anno e ci sono prototipi di Boeing, Airbus, Google, di alcune case automobilistiche e di qualche sognatore americano miliardario. Alcuni sono elicotteri capaci di strisciare, altri sono droni con le ruote, altri ancora sono modelli che non toccano mai per terra.

Bob Lutz, una vita nell'auto americana, ha sollevato un polverone sostenendo recentemente che le auto che siamo abituati a conoscere diventeranno presto quello che oggi sono i cavalli, non più un mezzo di trasporto ma un hobby per ricchi allevatori da esibire alle corse o da sfoggiare nella tenuta del castello. A parte le auto d'epoca e quelle sportive, tutto il resto sarà una commodity, una miriade di taxi distribuiti dappertutto su cui saliremo, diremo a voce a un'intelligenza artificiale dove vogliamo andare e questa ci porterà, facendo tutto da sola e intrattenendoci con un film o chiacchierando con noi.

La guida autonoma, superate le resistenze burocratiche e politiche, sposterà a sua volta il peso del valore aggiunto del settore auto sul software e sui suoi produttori.

L'industria europea, unificatasi molto prima della politica, è oggi parte della filiera dell'industria tedesca. L'industria tedesca, a sua volta, ha il suo perno nell'auto. L'altro grande settore, la chimica-farmaceutica, risplende meno di un tempo, mentre la siderurgia è emigrata. Nell'alta tecnologia la Germania non è mai riuscita a sfondare veramente, avendo perso quasi subito la guerra dell'hardware e mantenendo oggi un presidio nel software di buon livello ma decisamente sottodimensionato rispetto all'America e all'Asia e senza l'enfasi sull'intelligenza artificiale che i tempi richiedono. Quanto all'energia, due decenni di ricerca populista del consenso e di costosi pasticci lasciano a industrie e consumatori tedeschi bollette tra le più alte del mondo.
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