Nella correzione dei mercati (verso il basso le borse, verso l'alto i bond) si sono intrecciati i timori di guerra commerciale, la riconsiderazione della tecnologia come settore leader e la percezione di un rallentamento della crescita da una parte e dell'inflazione dall'altra.
I timori di guerra commerciale ci sembrano decisamente eccessivi, se non altro per i tempi lenti (sei mesi) che avrà l'eventuale entrata in vigore delle misure in discussione.
La riconsiderazione della tecnologia come settore leader ha senso in una fase matura del rialzo azionario in cui il comparto value tende a tornare più interessante. Nella tecnologia, tuttavia, bisogna distinguere. Un conto è la tecnologia pop, fatta in realtà da società che vendono pubblicità, film, e informazioni sulle abitudini dei loro clienti. Questo comparto, che ha multipli altissimi, rimbalzerà quando sarà terminata la correzione in corso, ma sarà strategicamente da alleggerire per i motivi che abbiamo visto e per la crisi in cui stanno entrando alcuni dei suoi modelli di business.
La tecnologia dura, soprattutto se dotata di implicazioni militari, andrà invece mantenuta, sia per i suoi multipli più ragionevoli, sia per le prospettive di crescita.
Gli alti e bassi di inflazione e tassi vanno letti alla luce dell'entusiasmo legato all'improvvisa conclusione positiva, in dicembre, della faticosa riforma fiscale americana. Per qualche settimana le imprese, euforiche, hanno allentato i tradizionali freni inibitori, hanno accelerato i programmi di assuzione e concesso più aumenti retributivi, compensando il tutto con aumenti dei listini prezzi per i loro clienti. Questa fase spensierata, complice anche la correzione di borsa, si è rapidamente conclusa e l'inflazione è tornata più calma.
Al di là di queste increspature, tuttavia, il quadro di fondo rimane quello di un rialzo dell'inflazione americana sopra il due e mezzo per cento nel corso dei prossimi sei mesi. Una volta smaltito l'eccesso di posizioni al ribasso sui bond, questi riprenderanno a scendere di prezzo, anche se non drammaticamente. Le borse, dal canto loro, faranno fatica a tornare sui massimi di gennaio. Se lo faranno, saranno da alleggerire.
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