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La fata delle aspettative

A volte non funziona, a volte sì.


Krugman disse che quando lo stato toglie soldi all'economia è impossibile che il Pil cresca ed è praticamente certo che si contragga. Chi sosteneva il contrario si affidava secondo Krugman a un personaggio da lui creato, la Fatina delle Aspettative, ovvero alla magia delle favole.

Quest'anno però Olivier Blanchard, che su molte cose non è lontano da Krugman, ha praticamente sostenuto il contrario. Lo ha fatto nelle scorse settimane parlando dell'Italia e teorizzando la versione specchio dell'austerità espansiva, ovvero, se possiamo definirla così, la generosità recessiva. Annunciando più spesa pubblica, il governo spaventa gli operatori, che investono e consumano di meno sia per un calo della fiducia sia per gli effetti al rialzo sui tassi che questo produce. Pur escludendo conseguenze sulla solvibilità dell'Italia, che non mette in dubbio, e senza arrivare a ipotizzare un aumento dello stock di debito, ritenuto improbabile, Blanchard sostiene che con le sue scelte il governo italiano avrà meno crescita.

Il tempo dirà chi ha ragione. Krugman l'ha avuta sull'austerità espansiva, che palesemente non ha funzionato in Italia negli anni scorsi. È troppo presto invece per valutare la generosità recessiva di Blanchard. Finora non è stato ancora speso un euro per pensioni e reddito di cittadinanza e quindi non c'è ancora stata nessuna forma di generosità. Quanto alla stagnazione italiana del terzo trimestre, attribuita a caldo a un calo della fiducia idiosincratico, abbiamo scoperto in seguito che è stata parte (e nemmeno la peggiore) di una mini-recessione europea che ha visto una contrazione in Germania, Svizzera e Svezia.

Dove la Fatina delle Aspettative ha sicuramente funzionato molto bene è negli Stati Uniti, dove l'attesa e la realizzazione della riforma fiscale hanno creato un clima magico fino a due mesi fa. Il moltiplicatore fiscale è stato molto alto soprattutto nelle imprese piccole e medie, che hanno investito e assunto in un'esplosione di fiducia. Negli ultimi tempi il loro ottimismo non è calato, mentre ha subìto una evidente battuta d'arresto quello delle grandi imprese multinazionali esposte all'estero. Queste imprese, oltre a trovarsi danneggiate dalla forza del dollaro, si sono confrontate negli ultimi mesi con una mini-recessione in Europa e Giappone e con un marcato rallentamento dei paesi emergenti, Cina in primo luogo. La borsa, che rappresenta soprattutto le grandi imprese, non ha tardato a prenderne atto.
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