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Flussi

I meriti e i rischi dei buy-back


Sia come sia, gli acquisti di azioni proprie continuano. Hanno però smesso di crescere e sono anzi in leggera flessione rispetto all'anno scorso. In più, rispetto a un anno fa, lo stesso numero di dollari compra il 20 per cento in meno di azioni, dal momento che il loro prezzo unitario, nel frattempo, è aumentato di un quinto.

Questo sarebbe un problema contenuto (a parità di altre condizioni si limiterebbe a rallentare il ritmo del rialzo azionario) se non fosse che i buy-back hanno attirato l'attenzione di molti politici, in prevalenza democratici ma non solo. In questa legislatura, ancora per un anno, non se ne farà nulla, ma nel 2021, con un Congresso democratico e una Casa Bianca forse dello stesso segno, il ricorso ai buyback verrà disincentivato in vari modi. Ci sono proposte di tassarli come dividendi, altri chiedono che siano permessi solo a chi rispetta certi standard ESG (ambientali, sociali e di governance), altri ancora vogliono limitarne la quantità.

In qualche modo, i soldi in meno spesi in buy-back ritorneranno al mercato in altra forma (aumenti retributivi per i dipendenti, maggiori investimenti produttivi) ma l'effetto netto sarà comunque il venir meno di un supporto forte, affidabile e costante alle quotazioni e una maggiore volatilità.

Riassumendo, l'analisi della liquidità e dei flussi ha visto tra il 2017 e il 2018 la liquidità come fattore moderatamente ostile e i buy back come contrappeso positivo. Il 2019 e il 2020 ci mostrano una liquidità di nuovo favorevole e buyback neutrali. Dal 2021 in avanti vedremo di nuovo, con ogni probabilità, una liquidità favorevole ma buy-back in calo.

Staremo a vedere, ma per il momento è rassicurante che i fattori positivi siano prevalenti.

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