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La scala

Houston, abbiamo un problema

Si è discusso molto, in questi mesi, di ripresa a V, U, W o L. Le diverse lettere hanno espresso gradi diversi di ottimismo, massimo nella V, che implica un ritorno veloce alla crescita tendenziale, e minimo nella L, che implica una perdita permanente di crescita per effetto della pandemia.

La realtà, alla luce dei dati macro, sembra per ora confermare la U in Europa e la V in America. La differenza riflette due fattori. Il primo, di politica sanitaria, è la diversa velocità con cui si è tornati alla normalità della vita, gradualmente in Europa, a tappe forzate in buona parte degli Stati Uniti. Il secondo, di politica del lavoro, riflette da una parte la scelta europea di congelare l'occupazione nelle imprese piccole e medie, mentre dall'altra l'America ha scelto di licenziare massicciamente (arrivando a sfiorare i 50 milioni di disoccupati) per poi riassumere aggressivamente nelle ultime settimane.

Neil Dutta, economista di Renaissance Macro, propone ora per l'America un modello un po' più articolato per la ripresa in corso, quello della scala. Brusche fasi di accelerazione, seguite da fasi piatte e poi da nuovi momenti di ripresa.

Questo schema coglie probabilmente meglio, a nostro parere, l'evoluzione in due fasi dell'epidemia negli Stati Uniti. Nella prima fase, che ha colpito soprattutto il nord del paese, il lockdown è stato all'europea, ha prodotto il collasso del Pil (sceso comunque meno che in Europa) e, una volta terminato, una prima fase di veloce ripresa. Nella seconda fase, quella che stiamo vivendo, il virus ha colpito il resto del paese, in particolare il sud, che però sta reagendo in modo diverso rispetto al nord e sta tentando di minimizzare l'impatto sulla sua economia.
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