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Ultima inter pares

Tra inflazione e recessione si sceglierà l'inflazione


L'eccezione, in questo nuovo corso, è rappresentata dall'Asia. Negli ultimi 12 mesi i prezzi in Cina sono saliti solo dell'1.8 per cento, in Giappone dello 0.5 (con l'inflazione core che è addirittura scesa) e nel resto dell'Asia orientale sono rimasti ovunque vicini al 2 per cento. L'inflazione resterà sotto controllo anche nel futuro prevedibile. La ragione è che in Asia da una parte le politiche fiscali sono state molto meno espansive mentre dall'altra l'inflazione salariale ha brillato per la sua totale assenza.

In America e in Europa stiamo assistendo allo sforzo di Fed e Bce di recuperare credibilità sull'inflazione. La credibilità è importante per salvare quello che resta dell'ancoraggio delle aspettative d'inflazione. Se l'ancoraggio saltasse completamente, tutti ci metteremmo a cercare di indicizzare prezzi e salari e il controllo potrebbe essere poi ristabilito solo attraverso una recessione dolorosa.

Nei giorni scorsi, nel tentativo di alzare il livello della retorica antinflazionistica, Powell ha dichiarato la sua ammirazione per Paul Volcker. La grandezza di Volcker, quella per cui fu poi santificato, fu quella di alzare drammaticamente i tassi tra il 1980 e il 1982, provocare due recessioni una dietro l'altra e sopportare due anni di critiche molto dure da parte delle imprese e della finanza.

Possiamo essere certi che Powell non avrà la determinazione di andare fino in fondo nel combattere l'inflazione come fece Volcker e si fermerà molto prima. Il ciclo di rialzo dei tassi e il Quantitative tightening partiranno veloci, ma il ritardo accumulato è grande. D'altra parte la Fed si fermerà non appena vedrà profilarsi all'orizzonte una recessione. Oggi, con un'economia americana e un mercato del lavoro surriscaldati, è facile essere (o fingere di essere) aggressivi, l'anno prossimo sarà molto più difficile.

Il risultato è che l'inflazione rimarrà ben sopra gli obiettivi ufficiali per tutto il tempo prevedibile. Nella storia, in tempo di guerra, non si è mai vista una banca centrale che abbia dato la priorità alla stabilità dei prezzi e non sarà così nemmeno questa volta.
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