Fabrizio Pezzani
Professore ordinario di Economia Aziendale presso l'Università L. Bocconi. E' autore di libri e pubblicazioni sui temi di governance e controllo delle amministrazioni pubbliche e private e delle relazioni tra economia, etica e società.
La definizione del
Patto di Stabilità e Crescita (PSC) è un faticoso rito che si compie ogni anno a partire di fatto dal 1999 sui cui parametri venne declinata la partecipazione alla sperimentazione dell'euro; oggi più che mai
mostra la distanza tra la Comunità Europea ed il mondo reale dei paesi a cui quel patto dovrebbe essere applicato. La burocrazia europea continua ad essere lontana dal mondo reale e dai suoi problemi che mostra di non conoscere e finisce per peggiorarli.
Dal momento della sua istituzione ad oggi la realtà dei fatti è profondamente cambiata ed il nuovo secolo ci ha posto di fronte che si pensava fossero solo la memoria del secolo precedente; anni di guerre infinite sia sul campo bellico che su quello economico, finanziario e sociale hanno finito per stravolgere un fragile equilibrio su cui sembrava potere stare la governance del sistema europeo, ora ripensare a quei parametri fissati all'inizio sembra di tornare ad un tempo che non esiste più al punto che più di un
patto di stabilità sembra il suo contrario, cioè di instabilità e decrescita.
In base al PSC al momento di adottare l'euro avevano deciso di adottare quei parametri che, nonostante il mondo sia cambiato, sono rimasti colpevolmente immutati; un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL ed un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL o comunque un debito pubblico tendente al rientro.
Per entrare nell'euro e nel patto di stabilità e crescita sia l'Italia che la Grecia ricorrono ad artifici contabili, l'Italia non potendo operare sul debito al 120% del PIL interviene sul deficit/PIL, con la tesi che al fine del calcolo del deficit serva solo la variazione di cassa, ed a tal fine Ciampi blocca tutte le uscite di cassa dal giugno per raggiungere il limite previsto, le spese sarebbero state addossate all'anno successivo.
La Grecia ha invece cartolarizzato le entrate da aeroporti e porti del decennio successivo, entrate che sarebbero mancate negli anni a seguire creando le premesse della sua debolezza finanziaria attaccata nel 2010 dalla finanza internazionale.