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Sui crediti alle imprese il Governo si ricrede, ma ha solo un mese di tempo

In secondo luogo, c'è una ragione politico-legislativa: dal punto di vista contabile, caso forse unico al mondo, a partire dal 1978 in Italia abbiamo introdotto un doppio bilancio, aggiungendo al tradizionale sistema di competenza anche quello di cassa. L'Amministrazione ha così due vincoli: il primo si riferisce alla capacità di impegnarsi contrattualmente, per l'importo iscritto per competenza; il secondo si riferisce all'ammontare dei pagamenti che possono essere disposti, per l'ammontare iscritto per cassa. D'altra parte, è risaputo che non tutti i contratti di appalto possono essere eseguiti nell'anno in cui sono stati ordinati, e che quindi il pagamento va rinviato al momento in cui c'è il collaudo positivo della fornitura: l'impegno in questione viene portato a residuo, nel bilancio dell'anno successivo. L'equilibrio finanziario, tra un anno e l'altro, vorrebbe una dotazione di cassa in grado da smaltire regolarmente i residui, che in questo caso rappresenterebbero solo uno sfasamento operativo. In realtà, per fare quadrare i conti, nel corso degli anni i vincoli di cassa sono stati assai più stringenti rispetto a quelli di competenza: così, un po' alla volta, i residui sono cresciuti a dismisura. Come se ciò non bastasse, dopo un certo tempo, di regola due anni, i residui vanno cancellati dal bilancio di esercizio per essere iscritti nel conto del patrimonio, come debiti verso terzi: così, anche coloro che decidono e gestiscono le spese pubbliche perdono contezza di questo accumulo. D'altra parte, i vincoli di Maastricht si riferiscono al disavanzo di cassa ed al debito finanziario delle Pubbliche amministrazioni, senza tener conto dei residui di spesa rimasti da pagare e dei conseguenti debiti commerciali. Il doppio bilancio ha fatto comodo a tutti i governanti, a tutti i livelli, per anni: era nato per assicurare flessibilità di tesoreria, ma è stato usato per nascondere ed accrescere i debiti.

La terza questione è di ordine finanziario: vero è che tutti, secondo il dettato costituzionale, sono tenuti a contribuire alle spesa pubblica in ragione della propria capacità contributiva, ma quest'ultima non può essere considerata in astratto, senza tener conto che le imposte si possono pagare solo se c'è liquidità o se si è ragionevolmente in grado di realizzarla. Non c'è solo il versamento dell'Iva, da effettuare sulla base dell'emissione delle fatture e non in funzione del loro incasso, che sta diventando insostenibile, visto che un po' tutti tendono a rinviare i pagamenti. Quanto si accelera solo sulla riscossione dei tributi mentre si frena di continuo sui pagamenti, si strangola il sistema economico, facendo avvitare la recessione già pesante per via di una crisi di liquidità. Se il denaro non gira, tutto si ferma: lo Stato non può pensare di risanare i propri conti assorbendo la cassa di tutto il sistema economico, mentre il settore bancario non riesce più a fare da camera di compensazione.

Se adesso il Governo si sta convincendo che occorre sistemare di corsa la partita dei crediti arretrati delle imprese non è per un ritrovato senso di giustizia: è perché denari al Fisco ne stanno arrivando meno del previsto, ed ancor meno ne arriveranno alle prossime scadenze, a metà giugno. Un mese ancora, o giù di lì: il tempo corre.
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