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La fine del mercatismo

Brexit, Trump, No al Referendum: la ribellione prosegue

Il referendum con cui la Grecia rifiutò le proposte di risanamento avanzate dalla Commissione europea hanno aperto una falla che sta squarciando l’intero Occidente. Al governo Tsipras, che pure lo aveva sollecitato, furono messe immediatamente le manette finanziarie: gli sportelli bancari vennero chiusi, perché non c’era più liquidità disponibile da ritirare, i conti correnti e le carte di credito vennero bloccate per tutti. La reazione del sistema dei creditori, rappresentati dalla Troika, fu feroce e la democrazia venne messa con le spalle al muro: l’agonia del popolo greco, oberato da un debito inimmaginabile prosegue senza sosta e senza fare più notizia. Chi non ha più la sovranità sulla moneta è schiavo del mercato: l'euro è una morsa che stritola senza pietà.

Gli Inglesi hanno votato a favore dell'uscita dalla Unione Europea, contro l'immigrazione incontrollata che beneficia del generoso welfare pubblico e contribuisce ad alimentare una pressione al ribasso sui salari. Si sono fatti beffe delle pressioni della City, che ha tutto da guadagnare a rastrellare il risparmio all'interno della UE, e delle previsioni catastrofiche sull'economia: la produzione interna intanto cresce più di prima, e sostituisce le importazioni divenute più care per la svalutazione della sterlina.

Gli Americani hanno eletto Donald Trump alla Presidenza, un inaspettato outsider che ha avuto contro tutta la stampa e l'establishment: non vogliono l'immigrazione clandestina, né l'economia che lucra sul suo sfruttamento in nero; non vogliono le delocalizzazioni continue nei Paesi con cui gli Usa hanno Trattati di libero scambio, che consentono importazioni senza dazi doganali, né le multinazionali che fanno ricchi profitti all'estero e li detengono nei paradisi fiscali, legalmente esentasse.

Gli Italiani hanno detto no ad una Riforma costituzionale che privilegiava la democrazia governante, a discapito di quella rappresentativa: abolizione delle Province, riduzione dei poteri legislativi delle Regioni, introduzione del principio di supremazia legislativa dello Stato nell'interesse dell'unità economica e giuridica dell'ordinamento, eliminazione del Senato, sostituito da una Assemblea delle Autonomie con poteri assai scarsi, mentre al governo viene assicurato il voto a data certa delle leggi da parte della Camera. La legislazione statale e regionale si doveva conformare agli obblighi derivanti dalla appartenenza alla Unione Europea: una esplicita cessione di sovranità.

Inglesi, Americani, Italiani, hanno dimostrato di non voler cedere ancora al ricatto del Mercatismo.

E' una onda che sembra inarrestabile, quella che sta travolgendo il consenso che ha accompagnato il trionfo del Mercatismo dalla fine degli anni Ottanta. Secondo questa teoria, l'unica vera giustizia la fa il mercato, che seleziona infallibilmente i migliori, premiandoli. E punisce duramente gli inefficienti, coloro che si attardano, i meno preparati, coloro che si rassegnano. Il darwinismo sociale non fa prigionieri: le imprese incapaci di stare al passo devono fallire, gli uomini meno istruiti non riusciranno a trovare un lavoro adeguato a soddisfare i loro bisogni. Gli Stati, le leggi devono togliersi di mezzo, perché turbano il sistema rendendolo inefficiente: l'Unione europea incarna a perfezione questa impostazione, che va sotto il nome di Ordoliberalismo.

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