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Iran, è già guerra di nervi

Bloccando lo Stretto di Hormuz si colpirebbe quasi un terzo dell'export energetico mondiale


Caso strano, l'attacco è avvenuto in concomitanza con la visita di Stato a Teheran del Premier giapponese Abe. Un messaggio, una provocazione, di certo, visto che è stato il primo capo del governo giapponese a recarsi in Iran da 41 anni a questa parte, dal 1978, data della caduta dello Scià e dell'arrivo dell'Ayatollah Khomeini. Un avvicinamento che a qualcuno potrebbe essere andato di traverso.

Come se non bastasse, due giorni dopo, un missile iraniano ha tirato giù un drone-spia americano. Anche qui, le versioni non coincidono: secondo il comandante dei Pasdaran iraniani, "I nostri confini sono la nostra linea rossa", dando ad intendere che l'aereo americano sorvolava il territorio iraniano. La Difesa americana, confermando l'abbattimento, ha precisato che si trovava "nello spazio aereo internazionale, sopra lo stretto Hormuz".

Altro colpo di scena: dopo una lunga riunione alla Casa Bianca, in esito alla quale sarebbe stato deciso un attacco mirato contro istallazioni iraniane, il Presidente Trump avrebbe bloccato tutto. Sembra che ci siano divisioni nell'Amministrazione, con il Dipartimento di Stato e la CIA a favore di un intervento militare, mentre il Pentagono sarebbe contrario.

Tutto il Medio Oriente è un crogiuolo di conflitti, un intreccio inestricabile di interessi in cui le grandi potenze mondiali tessono le proprie reti: sono come i Balcani alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, con potenze protettrici ed avversarie che si coalizzano mutevolmente.

Troppe analogie, troppe coincidenze, come quella di un fantomatico Stato Islamico che compare e scompare: viene in mente l'esercito arabo suscitato dagli Inglesi per combattere l'Impero Ottomano, alleato degli Imperi centrali, raccontato da Lawrence d'Arabia.

Sanzioni economiche e finanziarie da parte degli Usa, escalation iraniana sul programma nucleare, provocazioni militari: è una situazione in cui ciascuno mira a far saltare i nervi all'avversario.

Lo Stretto di Hormuz è cruciale per l'economia globale. Come e più del Canale di Suez, che può essere superato circumnavigando l'Africa.

Se Hormuz fosse bloccato, si colpirebbe quasi un terzo dell'export energetico mondiale, con conseguenze devastanti.
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