L'eredità di Theresa May non sparisce. Si allunga come l'ombra di un cipresso al sole del tramonto sull'intera Inghilterra, nera e funesta. L'Accordo negoziato con Bruxelles è stato respinto per ben tre volte da Westminster, ma a Bruxelles si rifiutano di riaprire i negoziati.
Anche Boris Johnson, il
neo-premier britannico tifoso della Brexit ha trovato la porta chiusa a Bruxelles.
L'errore della May, ma forse è stata una sua scelta precisa, è stato quello di mettere con le spalle al muro prima il suo Governo e poi il Parlamento di Londra, sperando che alla fine lo accettasse.
Boris Johnson ha messo su un Gabinetto di guerra: tutti Brexiter convinti. Il fatto è che a Westminster non c'è una maggioranza favorevole all'Accordo ma neppure una favorevole alla
Hard Brexit, una uscita senza alcun accordo, il cosiddetto No-Deal.
Tutti, anche a Bruxelles, temono le conseguenze di un vuoto normativo assoluto, ed hanno fatto di questa paura una vera e propria strategia politica. Messa alle strette, Londra dovrà cedere: accettare l'Accordo, oppure chiedere un'altra proroga del termine per uscire.
Per Johnson, non se ne parla: ha detto che,
alla data del 31 ottobre, la Gran Bretagna uscirà comunque. Nessun rinvio, dunque. E, se non c'è un nuovo Accordo, è pronto ad uscire dalla UE senza alcun Accordo.
A Bruxelles hanno deciso di lasciare Johnson con il cerino acceso: spetta a lui la prossima mossa, visto che di riaprire le trattative non se ne parla affatto. L'alternativa è bruciarsi le dita, come è accaduto alla May, o buttare il cerino acceso nella tanica di benzina della Hard Brexit.
Una ipotesi che già sta circolando, è quella di indire una
snap-election: una tornata velocissima appena dopo l'estate, per
compattare il Partito Conservatore e conquistare i voti necessari per affrontare a fine ottobre la buriana del No-Deal.