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Doppia Opa sul Conte bis

Il Pd cerca i voti del M5S. Renzi quelli dei centristi e di FI

L'alleanza giallo-verde si è andata sfarinando, non appena approvata la manovra per il 2019. Questa dava a ciascuno dei due partner la possibilità di proclamare che i rispettivi cavalli della battaglia elettorale erano giunti al traguardo: Reddito di Cittadinanza per il M5S e Quota 100 per la Lega.

Da quel momento in poi, ogni provvedimento è stato centellinato, perché favoriva troppo ora l'una ora l'altra parte della coalizione. A fare la differenza, in favore della Lega, è stata la campagna mediatica estiva sui "porti chiusi", con un continuo braccio di ferro, poco percepito sui media, tra le direttive del Ministro dell'Interno Matteo Salvini e le competenze della Marina e della Guardia Costiera, guidate dai Ministri Trenta e Toninelli, in squadra per il M5S. I momenti di tensione sono stati numerosi, in Parlamento e con i partner europei. Sui decreti sicurezza c'è stato un batti e ribatti.

Ma a fare saltare l'intesa, in fondo, sono stati i pessimi risultati elettorali del M5S, che ha perso consensi sia alle elezioni regionali che alle europee: tutti voti rifluiti verso la Lega. Andare avanti era diventato uno stillicidio, finché lo stesso Salvini non ha deciso di staccare la spina prima di ferragosto.

Se le vicende che hanno portato alla formazione del governo giallo-rosso sono ben note, rimane ancora incerto chi ha in mano le carte giuste per farlo cadere. Perché ci sono due alternative: da una parte c'è chi ha interesse a portare avanti la legislatura, fino alla elezione del Capo dello Stato, con la procedura che inizierà il 3 gennaio 2022.

Si profilano già le candidature di Romano Prodi e di Walter Veltroni. Quest'ultimo conta di poter essere preferito per via dell'alternanza tra un Presidente di matrice cattolica ed uno di sinistra: dopo Saragat arrivò Leone; quindi Pertini e Cossiga; Scalfaro raddoppiò il turno per i cattolici, ma dopo venne il laico Ciampi, considerato un Indipendente. Quindi fu la volta di Napolitano, eletto eccezionalmente per due volte ma poi dimessosi; ora è il turno dell'ex democristiano Sergio Mattarella.

Una coalizione giallo-rossa dovrebbe eleggere un esponente della sinistra, considerando come fu boicottata in malo modo, nel segreto dell'urna, la candidatura di Romano Prodi, che era il candidato ufficiale del Pd alla scadenza del primo settennato di Napolitano. E, d'altra parte, la componente cattolica nel Pd si è fatta via via sempre meno vigorosa: i tempi dell'Ulivo e dell'Unione sono preistoria.

Sarà però durissima, per la coalizione giallo-rossa, durare nella attuale configurazione fino al gennaio 2023: ci sono tre anni interi davanti.
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