E' stata appena approvata la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari, portando i deputati da 635 a 400 ed i senatori da 315 a 200. Una riforma che, per come è stata impostata, serve ad impedire il ritorno anticipato alle urne: ci sono mille ostacoli che servono a tenere artificialmente in vita il Parlamento attuale. Anche se è spacciato, politicamente morto.
Bisogna capire chi, e perché, ha interesse a tenere in vita un Parlamento che non rispecchia più gli orientamenti politici del Paese. E non sono i sondaggi settimanali a dirlo, ma tutti i risultati delle elezioni regionali succedutesi fin qui, e soprattutto l'esito delle europee.
Primo ostacolo allo scioglimento anticipato. C'è innanzitutto la possibilità di chiedere il referendum popolare: entro tre mesi dalla pubblicazione, un quinto dei membri di ciascuna Camera, cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali possono chiedere l'indizione di un referendum confermativo. In questo caso, la legge è promulgata solo se è stata approvata dal corpo elettorale con la maggioranza dei voti validi.
Secondo problema. In ogni caso, visto che la legge costituzionale è stata approvata in seconda lettura con la maggioranza dei due terzi solo dalla Camera dei deputati e non anche dal Senato che la ha approvata solo a maggioranza assoluta dei suoi componenti, prima di promulgarla bisogna attendere che decorrano tre mesi dalla pubblicazione senza che il referendum sia stato richiesto. Il Presidente della Repubblica si trova così a dover “scegliere”: prima di sciogliere il Parlamento, che verrebbe rieletto con le medesime regole oggi vigenti, potrebbe aspettare il completamento della procedura costituzionale. Niente elezioni per tre mesi e poi, se qualcuno chiede il referendum, aspettare che questo si svolga e se ne conoscano gli esiti. Un pasticcio.
Terzo impedimento. Serve in ogni caso una
nuova legge elettorale, visto che quella attuale, il Rosatellum, prevede un numero fisso di collegi in cui votare: 630 alla Camera e 315 al Senato. Visto che la riforma costituzionale riduce il numero degli eletti, bisogna rifare la legge elettorale.