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La beffa della Plastic Tax all'italiana: pagheremo il doppio

Dell'ambiente non interessa niente a nessuno: servono solo soldi

Le anime belle, quelle che si commuovono per i disastri ambientali, per le isole di plastica che galleggiano per centinaia di chilometri quadrati nell'Oceano Pacifico e per gli incendi che distruggono la foresta dell'Amazzonia, in realtà sono solo alla ricerca di soldi.

La Plastic tax all'Italiana viene tirata fuori all'improvviso, come dal cappello del prestigiatore, dopo che la manovra per il 2020 era stata già approvata dal Consiglio dei ministri e descritta nella Nota di Aggiornamento al Def.

All'inizio, nessuno capiva bene di che cosa si trattasse, salvo il fatto che c'è da pagare 1 euro per ogni kilo di plastica di cui sono fatti i contenitori, i confezionamenti e gli imballaggi.

Non c'entra, invece, la questione del divieto dei prodotti monouso di plastica, di cui una direttiva comunitaria appena approvata vieta la commercializzazione a partire dal 1° gennaio 2021: ad esempio, le cannucce per le bibite, i cotton-fioc, i piatti, le stoviglie ed i bicchieri usa e getta.

La questione di una Plastic Tax non è però astrusa, visto che è stata prevista come una delle fonti attraverso cui si incrementeranno le "risorse proprie" della Unione europea.

Il 2 maggio 2018, la Commissione europea ha infatti presentato la proposta di pacchetto legislativo in materia di risorse proprie per il periodo 2021-2027 in cui si prevede che "per questa risorsa, basata sulla plastica, i contributi sarebbero calcolati applicando un tasso dello 0,8 EUR/kg al peso dei rifiuti di imballaggio in plastica non riciclati."
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