Più che un groviglio inestricabile, l'Eurozona è diventato un sistema che si regge su continui ricatti politici ed istituzionali.
Una volta che viene accettato un primo elemento, che è definito indispensabile per la tutela dell'Eurozona, ce n'è sempre un altro che si aggiunge, senza poter mai dire basta.
Si dovrebbe prendere atto che
non si possono applicare le medesime regole ad economie tanto divergenti, solo per il fatto che condividono una sola moneta.
Lo stesso tasso ufficiale di sconto ed una identica politica monetaria della BCE vengono applicate indistintamente alla Germania ed alla Grecia, all'Olanda ed a Cipro.
La stessa politica di bilancio che obbliga al
pareggio di bilancio è adottata anche da chi dovrebbe riassorbire avanzi strutturali della bilancia dei pagamenti correnti, come la Germania, che in questo modo esporta deflazione.
La costruzione europea si è ridotta solo al puntellamento dell'Eurozona.
All'inizio, nel 2009, si disse che il problema da risolvere era quello delle banche, e vennero autorizzati gli aiuti di Stato di cui hanno ampiamente beneficiato quelle tedesche, francesi ed austriache.
Poi si disse che la questione chiave per mantenere la stabilità dell'Eurozona era quella dei deficit pubblici eccessivi, ed è stato approvato il Fiscal Compact che impone il pareggio strutturale dei bilanci e la riduzione del rapporto debito/PIL.