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Banche: profitti e tassi

Se i depositi non rendono a sufficienza, vengono ritirati


Se andiamo a vedere poi gli impieghi bancari per il settore privato dell'economia, si rileva che il credito era già diminuito dai 1.506 miliardi del marzo 2018 ai 1.436 miliardi del marzo 2019, per scendere ancora ai 1.422 del marzo 2020 alla vigilia della crisi sanitaria. Gli impieghi sono risaliti poi a 1.455 miliardi a marzo 2021, con le garanzie pubbliche sui fidi, ed a 1.482 miliardi a marzo 2022. Dopo aver toccato i 1.492 miliardi a luglio 2022, gli impieghi a favore del settore privato sono scesi a 1.462 miliardi a marzo scorso, riducendosi esattamente di 30 miliardi di euro. Mentre, nel stesso frattempo, i depositi sono diminuiti di 90 miliardi.

Sembra dunque che la minore reattività verso l'alto dei tassi di interesse corrisposti sui depositi bancari abbia indotto una preferenza verso altri impieghi più remunerativi, sia a breve che a medio e lungo termine, con una velocità dei ritiri che è ovviamente superiore a quella della riduzione degli impieghi creditizi.

La raccolta obbligazionaria delle banche è stata penalizzata dalle norme sul bail-in e dalla minore liquidabilità di questi titoli rispetto a quelli di Stato.

Pur con questa asimmetria nella raccolta, la bassa dinamica al rialzo dei tassi passivi corrisposti sui depositi bancari, rispetto a quella ben più elevata dei tassi attivi incassati sui prestiti, ha fruttato ingenti profitti al settore bancario nel corso del 2022.

Ma, ora, questa situazione può creare difficoltà alle banche per via dei ritiri sostenuti da parte della clientela, attratta da alternative più vantaggiose.

Se i depositi non rendono a sufficienza, vengono ritirati

Banche: profitti e tassi

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