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Troppa grazia

Quanto è razionale l’esuberanza dell’euro?

J. Diamond. Collapse. 2005.Quando i danesi, negli anni scorsi, hanno deciso tutti insieme di darsi all’eolico, quando i tedeschi nei primi anni Duemila hanno deciso di tagliare i salari reali e abbassare l’orario di lavoro (e lo stipendio) per fare lavorare più persone, quando gli estoni, nel 2009, si sono abbassati i salari del 20 per cento per restare nell’euro, in tutti questi casi si è visto in controluce lo spirito del thing. Ci sono stati mesi (non anni) di dibattito, si sono coinvolti partiti, sindacati, industriali e chiese, si è raggiunto un accordo in cui tutti hanno messo qualcosa e si è agito di conseguenza e con coerenza. Oggi l’Estonia è nell’euro e cresce, la Germania è in piena occupazione e i paesi scandinavi cresceranno dell’1.5 per cento nel 2013. Quanto ai danesi, la loro riconversione energetica procede secondo programma.

L’Europa mediterranea, come è noto, ha fatto molto meno per governare la crisi. L’ha negata (come i ministri spagnoli che nel 2010 sostenevano che le case avevano finito di deprezzarsi) o ha preferito non fare quasi niente e continuare a litigare. In questo modo ha lasciato prendere le decisioni spiacevoli a due entità ruvide e brutali, l’Europa e il mercato. L’Europa ha imposto l’austerità di bilancio a qualsiasi costo, senza specificare se andasse conseguita con più tasse o con meno spese. Il mercato ha imposto la svalutazione interna nel modo più sanguinoso possibile, la disoccupazione selvaggia e il conseguente calo del costo del lavoro.

L’Europa mediterranea non è comunque stata un blocco unico, ma ha proceduto e procede a diverse velocità. La Spagna e il Portogallo, che qualche thing l’hanno pur visto nei tre secoli in cui furono popolati e governati da Visigoti, Alani e Suebi, hanno proceduto nel complesso con più ordine. C’è stato un minimo di accordo bipartisan che ha permesso di tagliare ordinatamente le retribuzioni degli statali e di rosicchiare quelle del settore privato. Quanto all’austerità, i tagli di spesa risultano ad oggi leggermente prevalenti rispetto agli aumenti di tasse. Il risultato è che la disoccupazione, sia pure a livelli stellari, è in via di stabilizzazione. Il costo del lavoro è sceso, la competitività è migliorata, le esportazioni salgono in misura significativa e nel 2013 si vedrà per la prima volta un attivo delle partite correnti in Spagna.

L’Italia non ha fatto in tempo a vedere i thing dei Goti, perché i Bizantini li hanno sterminati con inaudita ferocia, mentre i Longobardi si sono fatti presto assimilare senza lasciare traccia. Dopo la crisi del 2008 un accordo importante è stato raggiunto l’anno scorso sulle pensioni, ma su tutto il resto si è preferito litigare e rinviare i problemi, all’americana (con la differenza che gli Stati Uniti hanno i tassi a zero e un certo livello di crescita). L’austerità di bilancio è stata realizzata nel modo peggiore, attraverso le tasse, e non si intravedono approcci molto diversi in futuro. La disoccupazione non è aumentata molto, perché le imprese hanno provato a resistere più a lungo che in Spagna, ma il risultato è che la competitività non è migliorata e l’Italia continuerà ad avere le partite correnti in passivo nonostante il crollo di consumi e importazioni. Nei prossimi mesi le imprese saranno costrette a licenziare e la disoccupazione salirà rapidamente. Avremo anche noi, a quel punto, la nostra svalutazione interna.

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