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Troppa grazia

Quanto è razionale l’esuberanza dell’euro?

J. Diamond. Guns, Germs and Steel. 1997.Quanto alla Francia, le condizioni di partenza sono molto migliori delle nostre, ma la dinamica della competitività è simile. La conseguenza è stagnazione a perdita d’occhio.

In questa Europa così sbilanciata ci si può chiedere quale sia il cambio corretto dell’euro. Da alcune settimane l’euro si rivaluta contro dollaro, sterlina, yen e renminbi, valute di paesi che nel 2013 cresceranno tutti (Giappone e Regno Unito inclusi) più dell’Eurozona e perfino più della Germania.

Certo, il consenso dice che nella seconda parte dell’anno l’Europa riaccelererà, ma ci sono anche voci dissidenti. Willem Buiter sostiene che l’Italia continuerà a rimpicciolire anche nel 2014 e non di poco (-1.4 nel 2013 e -1.4 anche nel 2014), per cui l’Eurozona risulterà a crescita negativa fino al 2015. Buiter ama andare controcorrente, ma ha anche una certa coerenza. Le sue stime sull’Eurozona dal 2015 in avanti non comprendono la Grecia, che a suo avviso uscirà l’anno prossimo.

Buiter a parte, la Germania può permettersi un euro a 1.40 e anche a 1.45. In un anno elettorale un euro forte può essere proposto ai tedeschi come la prova conclusiva della buona gestione della crisi europea da parte del governo uscente. Può inoltre rallentare la corsa dei prezzi, peraltro non così preoccupante come si era temuto.

In generale, bisogna sempre ricordare che per un esportatore è più importante una forte domanda estera che non un cambio particolarmente favorevole. Avere un euro debole, come tipicamente succede in tempi di recessione globale, è una magra consolazione nel momento in cui i clienti internazionali smettono di comprare.

Naturalmente non bisogna esagerare. Se la crescita internazionale non è particolarmente brillante e se, come nel caso attuale, un concorrente temibile come il Giappone può beneficiare di un settore automobilistico improvvisamente competitivo grazie allo yen più debole, la Germania non può restare troppo tranquilla. Si pensi anche alla chimica, un altro classico punto di forza del paese. La migrazione delle imprese tedesche negli Stati Uniti, dove il petrolio e il gas costano molto meno, verrà solo accelerata.

Visto da fuori Europa, l’euro forte fa ovviamente piacere a tutti e viene facilmente razionalizzato sia in termini di flussi di breve sia in termini strutturali.

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