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Etica e finanza: l'inganno globale

Etica e finanza, due termini che nel tempo hanno subito un profondo cambiamento nel loro ruolo

Il responsabile della campagna presidenziale di Clinton nei primi cento giorni della presidenza, James Carville, fece scalpore con la sua seguente dichiarazione: “... se esistesse la reincarnazione avevo sempre desiderato di rinascere presidente degli Usa, un papa… ma oggi vorrei rinascere come mercato obbligazionario così potrei intimidire chiunque”. Il potere del mercato obbligazionario, come vediamo oggi, sta nel fatto di potere sanzionare un governo facendo aumentare il costo del suo indebitamento; si viene a determinare così un effetto domino, infatti l'aumento del costo del debito aumenta sia il debito che il deficit e gli investitori alzano la guardia vendendo i titoli di quel debito facendo diminuire i prezzi e facendo alzare gli interessi. Per riprendere l'osservazione di Niall Ferguson in “Ascesa e declino del denaro”, Mondadori 2008, il signor “Bond” è diventato più potente di quello inventato dalla penna di Ian Fleming ed ha licenza di uccidere.

E' alla luce di queste considerazioni che possiamo capire lo scontro finanziario in essere, noi lo abbiamo visto nella campagna del 2010-2012 , che rappresenta una forma di esercizio di egemonia finanziaria e politica anche internazionale con la quale il mondo si trova a confrontarsi in un momento di cambiamenti epocali e funzionali a capire se il termine “democrazia“ può essere ancora usato o rischia di diventare un termine mitologico.

Ritornando alle considerazioni iniziali dove si era rilevato che la finanza non è in sé un bene o un male, ma lo diventa rispetto agli interessi a cui viene asservita e quindi se la riportiamo al suo ruolo di sapere tecnico dobbiamo osservare l'evoluzione del modello socioculturale che ha spinto verso questa evoluzione. Così forse potremo capire che l'attuale crisi non è una crisi economico e finanziaria, ma una crisi di valori che ha portato alla formazione di una società estremamente individualista ed antiegalitaria nella redistribuzione della ricchezza che ha anteposto l'interesse personale ed individuale a quello sociale. Si è affermato un modello socioculturale materialista ed orientato dalla verità dei sensi: la verità diventa, infatti, ciò che si vede, si tocca e si misura. La cultura prevalente diventa pragmatica e suggerisce di rispondere alla domanda “come si fa?” mentre la domanda “che cosa è” rimane in secondo piano e così l'attenzione ai mezzi finisce per prevalere rispetto all'attenzione ai fini che sono dati.

L'economia e di fatto la finanza diventano scienze autoreferenziali, indipendenti come nelle scienze esatte, dalla realtà dimenticando che l'intrinseca emozionalità dell'uomo è una variabile che condiziona sempre le sue scelte, come accennato in finanza la gente compra e vende titoli su aspettative non su conoscenze. Si è affermato il liberismo del più forte che ha generato, come già detto, il più imponente travaso di ricchezza che la storia ricordi.
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