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Il “Monopoli” globale della Finanza e la Grecia

"Tanto tuonò che non piovve" dovrebbe essere il commento per la chiusura provvisoria della crisi greca ma sembra non sarà così

E' in questo scenario a cui va ricondotto il nostro "piccolo" dramma greco; la storia è fatta dagli uomini che operano nei mercati finanziari – i mercati non sono entità asettiche ma sono fatti da uomini - e perseguono i loro interessi non sempre coincidenti con il bene comune. Questi interessi per essere perseguiti richiedono la definizione di una linea d'azione che possa essere governata. Le basi per affermare la legittimazione accademica dei mercati razionali è stata gettata nel decennio successivo a Berlino, i Nobel alla finanza, ma è nel nuovo secolo che si preparano gli sconvolgimenti prima militari con le guerre in Medioriente – Afganistan, Iraq e Iran come obiettivo finale - poi con una dinamica finanziaria non controllata che fa saltare tutti gli equilibri nel 2008. Di lì si aprono nuovi scenari con stati indebitati e con un sistema monetario affidato alle banche centrali e non alla politica ed alla società.

L'attacco all'Europa per indebolire l'euro a rischio per il dollaro e mantenere l'incertezza in Medioriente, fa parte di una strategia pianificata a tavolino nel febbraio del 2010 a New York, si parte dalla Grecia, poi seguono il Portogallo, l'Irlanda nell'aprile del 2010 poi ad agosto la Spagna. L'anno successivo toccherà a noi subire uno spread "impazzito" che fa saltare il governo per poi in controtendenza decrescere; tutti questi paesi europei, fra l'altro hanno forti radici cattoliche.

Nell'agosto del 2012, dopo che in gennaio l'Europa dichiara l'embargo del petrolio all'Iran, Standard & Poor's declassa gli Usa a due mesi dalle elezioni presidenziali che sembrerebbero favorire il candidato repubblicano Romney, il cui finanziatore principale è il re dei casinò; una tempesta colpisce gli Usa e l'attivismo di Obama gli riconsegna la presidenza. I venti di guerra che sembravano dovere esplodere nel giro di un mese a causa della possibile bomba atomica iraniana si dissolvono improvvisamente. All'inizio agosto del 2013 Bernanke annuncia la fine del QE, a metà agosto viene indicato come suo sostituto Lawrence Summers ed il 21 agosto l'esplosione chimica in Siria porta ad accusare Assad, ma l'intervento della Russia di Putin scongiura l'evento; subito dopo Summers ritira la sua candidatura e Bernanke ritorna al QE del mese prima con un giro di boa di 180°.

Da quel momento si inasprisce la posizione occidentale verso Putin, forse sottovalutato nel gioco del Monopoli, si riapre il teatro della guerra fredda ma l'insospettata resistenza d Putin rende tutto più difficile ed il suo avvicinamento alla Grecia offre a quest'ultima un "jolly" da giocare nelle trattative. Lo scontro con la linea dura diventa difficile ma contro l'uscita della Grecia dalla zona euro si muovono gli Usa con Obama e con Jack Lew e tutto si complica, perché l'idea della flotta russa nel mare Egeo mette in discussione la strategia della tensione inducendo l'Europa ad un prevedibile accordo anche contro il parere della Germania condizionata, forse, dalla sua storia e da una visione diversa del quadro geopolitico e finanziario globale.

La storia al momento finisce qui, ma il tutto è ancora sospeso e gli attori del "Monopoli" devono ridefinire un percorso strategico con i tempi però che diventano stretti. In questi frangenti, ancora una volta l'Europa, quella parte di essa così intesa, dimostra la sua debolezza e la difficoltà di raccogliersi unita attorno ad un‘identità che è nel cammino della storia; sembra, invece, sempre incapace di avere il coraggio delle scelte di autonomia e di capire il ruolo che il mondo le sta chiedendo e dimentica la saggezza millenaria che ha fatto la storia del mondo e rimane alla mercé di un mare in tempesta in cui la navicella della sua storia e del suo destino sembrano ogni giorno naufragare.

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