Una
quarta teoria vede nell'
eccesso di debito che il mondo si porta dietro l'origine dei problemi e quindi il punto da aggredire per risolverli. A sostenerlo è un arco di posizioni che vanno da Rogoff alla Banca dei Regolamenti Internazionali e che sono comunque influenti soprattutto in Europa. Questa scuola considera prioritario non solo e non tanto il risanamento dei conti pubblici, ma soprattutto quello delle banche, che in una prossima crisi potrebbero contagiare tutto il sistema.
In generale, disincentivare l'
uso del debito e incentivare quello dell'
equity dovrebbe costituire una priorità. Al contrario delle altre scuole, più attente al breve termine, questa scuola sostiene che pagare qualche prezzo di breve in termini di ristrutturazioni del debito e default controllati possa portare nel medio periodo benefici e comunque meno danni quando verrà l'ora della prossima crisi.
Comunque vadano le discussioni a Jackson Hole, il loro impatto si sentirà a partire dall'anno prossimo. Fino alle
elezioni americane tutto resta affidato al pilota automatico delle politiche monetarie, con la sola eccezione del Giappone. In questo contesto
potremo vedere nelle prossime settimane un modesto consolidamento dei rialzi azionari, ma non un'inversione di tendenza.
Come è stato notato, siamo in una strana fase un cui si cercano
capital gain sui
bond e si cerca rendimento sulle azioni. Raccomandiamo di non esagerare in entrambi i casi. Per avere capital gain sui bond bisogna spostarsi su scadenze lontane e prendere rischi ampiamente asimmetrici (guadagno limitato se va bene, perdite consistenti se va male). Per cercare rendimento sulle azioni si deve andare, soprattutto in America, su multipli elevati, trascurando molti ciclici a buon mercato. L'Europa, terra di ciclici, è a questo punto da preferire all'America.
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