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Chiaroscuro

Non ci sono solo luci, non ci sono solo ombre


Prendiamo il Regno Unito, dove di fronte all'accordo al ribasso della May si è tornati a prospettare due scenari estremi, restare nell'Unione da una parte o andarsene sbattendo la porta e provocando una recessione europea (e ovviamente britannica) dall'altra. Bene, i fautori dell'uscita dura hanno tentato l'affondo e hanno fallito, pur mostrando più forza del previsto e pur evidenziando le debolezze e le contraddizioni della May. L'accordo della May resterà altamente impopolare per tutti, ma la rottura dirompente con l'Europa oggi appare meno probabile.

Prendiamo infine la disputa tra Stati Uniti e Cina, che a tratti ha fatto temere una escalation senza fine del confronto commerciale, una guerra calda per il primato tecnologico e strategico globale e, come risultato, una recessione altrettanto globale. Anche qui l'offensiva americana e la controffensiva cinese sembrano avere lasciato il posto alla trattativa. Alla fine ci sarà un accordo, ma sarà sulle cose più facili, quelle commerciali. Lo scontro strategico, che secondo l'interessante numero di Limes in edicola durerà e caratterizzerà il resto di questo secolo e avrà alla fine un vincitore e un vinto, continuerà e sarà duro.

Questa atmosfera di pareggio delle forze, di tensione senza rottura, di cambiamenti strutturali che lavorano in profondità senza necessariamente erompere in superficie in modo devastante è quella che si respira nei mercati. Le grandi paure di quest'anno, come abbiamo visto sopra, fanno meno paura. L'economia globale continuerà ad avere dei vuoti d'aria (li vediamo in Europa, in Giappone e in Cina e li vedremo presto negli Stati Uniti quando usciranno i dati sul quarto trimestre) ma questi vuoti non segnalano ancora la fine del ciclo, ma piuttosto un suo andamento più zoppicante e progressivamente più lento.

Non ci sono insomma motivi per grandi paure, non ci sono recessioni o crash in vista e comincia ad esserci valore su molti mercati, in particolare azionari. Ma la lunga luna di miele tra mercati e banche centrali è finita, la liquidità che cresceva e sollevava gli asset oggi scende e abbassa gli asset, sia pure di poco e lentamente.
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