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Una disuguaglianza inaccettabile che uccide il bene comune


Ritornare all'economia reale ed all'uomo è la frontiera culturale che dobbiamo affrontare per combattere una povertà crescente ed una disuguaglianza inaccettabili; il passaggio non è facile perché i problemi sono sempre problemi di uomini; certamente l'esclusivo ricorso ad una sterile cultura giuridica espressa da una marziana burocrazia diventa una soffocante garrota e va disinnescata.

La povertà si combatte creando lavoro e non dando sussidi, ma questo non è nella cultura della classe dirigente attuale, parlare di patrimoniale è una dissennatezza perché c'è già e si chiama IMU che diventa strangolante; le imprese non possono più sottostare alla garrota della distribuzione dei dividendi che le impoverisce in una logica del breve tempo, ma l'economia reale opera nel lungo tempo; ripensare in una logica di collaborazione e solo l'arricchimento del capitale sociale può garantire quello economico, ma mai viceversa.

Il libro di Qoelet ricorda che vi è un tempo per tutte le cose: "Tutto ha il suo momento ed ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo"; Sant'Ambrogio citando il libro scriveva: "I semi si aprono nella loro stagione, gli animali partoriscono nella loro stagione… infatti c'è sempre un tempo per partorire ed un tempo per morire… c'è un tempo per guadagnare ed un tempo per restituire, un tempo per conservare ed un tempo per gettare via". Proviamoci.
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