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Il sole emerito

Il destino del dollaro nell’era della MMT

Racconta Elizabeth Anscombe nell'introduzione al Tractatus Logico-Philosophicus di Ludwig Wittgenstein, di cui era stata allieva, che il maestro la fermò un giorno in un corridoio dell'università di Cambridge e le chiese improvvisamente perché, secondo lei, gli uomini avevano creduto così a lungo che fosse il sole a girare intorno alla terra e non il contrario. Ovviamente, rispose la Anscombe (come risponderebbe chiunque di noi), l'avevano creduto perché sembra proprio che sia il sole a girare intorno alla terra. Benissimo, replicò Wittgenstein che l'aveva attesa al varco, e come avrebbe dovuto apparire il mondo per fare credere che è invece la terra a girare intorno al sole?

A questa domanda semplice e sconvolgente, uno di quei pugni nello stomaco che la filosofia riesce ancora a tirare, non è stata ancora data una risposta definitiva se non sul piano della neurofisiologia della percezione, che ci spiega che i nostri sensori sono tarati per farci apparire fermi quando ci muoviamo insieme all'ambiente che ci circonda da vicino.

Sia come sia, una singolare forma di geocentrismo prevale ancora quando parliamo di valute. Come nel cosmo aristotelico, siamo portati a credere che tutti i movimenti del dollaro rispetto alle nostre valute siano dovuti al dollaro e non a noi. Leggete una qualsiasi analisi sui cambi e vedrete che i nove decimi sono dedicati a un'analisi minuziosa della politica monetaria e fiscale degli Stati Uniti, alla loro velocità di crescita, alla loro produttività e al loro Covid e solo una piccola parte viene dedicata a quello che stanno facendo gli altri paesi. Solo le valute dei paesi emergenti sono trattate come protagoniste nel bene e nel male del loro destino, quasi fossero asteroidi che si muovono erraticamente motu proprio.
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