Parma era stata indicata come
capitale della cultura per l'anno 2020 ed a causa della drammatica pandemia la proposta è stata estesa all'anno 2021, anche questo gravemente colpito dalla pandemia al punto da fare passare il tema della cultura in secondo ordine.
Solo la recente
mostra del "Cibus" ha dato a Parma una sorta di primato culturale nel campo della gastronomia che risulta riduttivo rispetto al tema generale della cultura.Forse nella tempesta pandemica era opportuno cercare di declinare quel primato della cultura in un modo diverso facendosi la domanda:
quale cultura in tempo di Covid? Come rispondere culturalmente ad una piaga biblica come il Covid? La dicotomia tra economia e salute rischia di portare in secondo piano la salute? La salute è un bene comune?
Affrontare questi temi in questa fase poteva e può essere un modo di declinare ed affrontare il progetto culturale affidato in questi anni a Parma, ma l'emergenza ci ha colto impreparati a porci queste domande essenziali che tutti ed ovunque si fanno. Provare ad avviare dibattiti su questo tema sarebbe necessario per
affrontare il tema del welfare in modo integrale e dare una risposta "culturalmente" adeguata sulla salute e lo sviluppo sociale ed economico. Forse siamo ancora in tempo.
La
salute non è solo un bene essenziale alla nostra esistenza in senso biologico, ma è anche – e sempre più sta dimostrando di esserlo – un
bene essenziale alla nostra esistenza in senso sociale, essendo di fondamento alla dignità umana e al principio di una vita degna di essere vissuta per tutta la collettività a cui apparteniamo.
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