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Un mondo instabile

Per ora tutto bene, molte incognite a medio termine

Quando la prima guerra mondiale terminò, come ci ricorda Gary Shilling, si diffuse l'idea che, come dopo ogni conflitto, ci sarebbe stato un brusco calo di commesse pubbliche a cui sarebbe andata a sommarsi la disoccupazione di molti dei soldati ritornati dal fronte. Le imprese cercarono quindi di limitare la produzione e di soddisfare la domanda dei loro prodotti liquidando le scorte di prodotti finiti.Invece della depressione temuta, tuttavia, si verificò, soprattutto in America, un boom del credito, delle esportazioni e dei consumi, che erano stati compressi durante il conflitto e ora riemergevano prepotenti. Trovandosi senza scorte, le imprese corsero a ordinare materie prime e semilavorati e poiché entrambi scarseggiavano, anche a causa del sistema dei trasporti intasato, ordinarono in realtà molto più di quanto serviva nel timore di riceverne dai fornitori solo una parte. Ovviamente i prezzi, ora liberi di muoversi dopo il controllo del tempo di guerra, si impennarono, creando ulteriore panico nelle imprese compratrici che, nel timore di ulteriori rialzi, rincorsero i prezzi che salivano pur di ottenere i componenti che servivano.

L'inflazione salì bruscamente ma, così facendo, compresse il potere d'acquisto dei consumatori, che già a metà del 1920 furono costretti a ridurre la domanda. Dopo poche settimane le imprese si ritrovarono con i magazzini che continuavano a riempirsi e la richiesta dei loro prodotti in forte calo. Furono allora prese di nuovo dal panico e cancellarono gli ordini che avevano ancora in corso. I prezzi e la produzione crollarono e il Pil americano si contrasse del 13 per cento tra il 1920 e il 1921, lasciandosi dietro una scia di fallimenti industriali.
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