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Un mondo instabile

Per ora tutto bene, molte incognite a medio termine


Con la pandemia e i lockdown, nella primavera-estate del 2020, la contrazione di molte economie è stata nell'ordine del 10 per cento e le imprese si sono precipitate a cancellare le ordinazioni di componenti, tagliando la produzione e liquidando le scorte di prodotti finiti. È stata una reazione automatica, dettata dall'istinto di sopravvivenza, che non ha però tenuto in conto la fragilità politica di molti governi e la loro conseguente disponibilità a gettare alle ortiche l'ortodossia monetaria e fiscale e inondare di stimoli l'economia. Questa fragilità politica, oggi ancora più evidente dopo il voto in Virginia e New Jersey, si tradurrà per qualche tempo ancora in ulteriori stimoli o, in ogni caso, nel ritardare all'estremo l'adozione di misure di normalizzazione, come ci mostra la decisione odierna della Bank of England.La forza di questi stimoli è tale che per ancora sei-nove mesi (il tempo di votare in Francia e di preparare il terreno al midterm americano) economie e mercati verranno portati vicini al livello di surriscaldamento. Sarà bello continuare a essere investiti in azioni senza subire danni (se non sul potere d'acquisto) dalla componente obbligazionaria del portafoglio.

Questo non dovrà però fare dimenticare che stiamo vivendo all'interno di un grande esperimento in un ambiente reso instabile dalla violenza della depressione dello scorso anno e dalla forza ancora superiore della reazione di policy. È come spingere un motore al massimo. È bellissimo se tutto va bene, ma è anche sempre più rischioso se lo si spinge troppo a lungo.
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