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Un mondo instabile

Per ora tutto bene, molte incognite a medio termine


In questo contesto, l'inflazione resterà transitoria ancora per due-tre trimestri, la scarsità di semiconduttori per ancora un anno e forse più, quella di gas e petrolio almeno fino a primavera, mentre gli ingorghi nel sistema dei trasporti si risolveranno lentamente. Il concetto di transitorio, in altre parole, continuerà a essere stiracchiato a lungo.A lungo, ma non in eterno. A un certo punto, forse già a metà del 2022, si dovrà fare seriamente il punto e decidere come proseguire. Non sarà per niente facile, perché gli errori di politica monetaria saranno possibili non in una sola direzione (come pensa il mercato che teme solo rialzi prematuri dei tassi) ma in due. Si rischierà infatti da una parte di alzare i tassi in un momento in cui l'economia si prepara già di suo a rallentare. Dall'altra, per paura di fare danni, si rischierà di rinviare la normalizzazione e lasciare correre l'inflazione, che sarà fra nove mesi più bassa di adesso ma ancora molto al di sopra degli obiettivi ufficiali, con il rischio di una seria perdita di credibilità. Se poi a novembre il Congresso tornerà ai repubblicani, sempre fiscalmente virtuosi quando alla Casa Bianca c'è un democratico, le cose si complicheranno ulteriormente.

Altre complicazioni verranno dal fatto che un'economia globale in via di frammentazione e segmentazione avrà dinamiche di settore difficilmente prevedibili. Possiamo essere quasi certi che l'attuale penuria di semiconduttori, quando i giganteschi investimenti in programma entreranno in produzione, si trasformerà in sovrabbondanza, ma non sappiamo se questo servirà a gettare un po' d'acqua sul fuoco di un'inflazione ancora forte o se invece manderà impulsi deflazionistici ulteriori in un momento di rallentamento o di recessione.

Ma non basta. La transizione energetica potrà essere un fattore di stabilizzazione ciclica grazie al ruolo degli investimenti pubblici, ma nei primi anni aumenterà la nostra dipendenza da gas e petrolio e ne manterrà alti i prezzi.
È comprensibile, in questo contesto, che le banche centrali siano sempre più abbottonate nella loro guidance e come la Fed, l'unica grande banca centrale che può ancora permettersi il lusso di alzare i tassi, abbia affrettato il passo del tapering per avere modo di iniziare i rialzi, se necessario, a metà dell'anno prossimo.

Tutto fa pensare che governi e banche centrali si spingeranno a livelli mai visti negli ultimi decenni per sostenere la crescita ed evitare cadute cicliche. È bello saperlo e restare nella scia dell'espansione con i portafogli ben carichi di rischio. Ma è anche bene ricordare che più a lungo prevale l'idea della crescita a tutti i costi più sale il rischio di instabilità.

Detto questo, è difficile vedere problemi seri per i mercati da oggi all'inizio dell'anno nuovo. Il Pil americano è in forte recupero e questo, tra l'altro, permetterà di correggere il brutto dato odierno sul costo del lavoro per unità di prodotto nel terzo trimestre.

Se la pandemia non rialzerà la testa, le prossime settimane continueranno quindi a vedere bond tranquilli e borse solide.
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