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Sette e mezzo

Calpestati da un elefante di passaggio


Avremo modo di misurare fra qualche anno l'efficienza degli investimenti e dei sussidi pubblici per i semiconduttori, la digitalizzazione e la transizione energetica. Vedremo se ne uscirà un'economia più forte e più stabile o una perdita progressiva di slancio come si è visto a volte quando la politica industriale diventava troppo invasiva. Quello che conta sapere adesso è che questa spinta, insieme a quella derivante dal riarmo su scala globale, non verrà ridimensionata dalle preoccupazioni per l'inflazione e ci sarà comunque.

In compenso, se si uscirà dalla logica di spendere a tutti i costi su qualsiasi fronte e se si sgonfierà la liquidità in eccesso senza per questo crearne carenza, avremo un'inflazione più contenuta e la possibilità di un ciclo economico positivo molto più lungo.

Rientrare nella normalità (sia pure riveduta rispetto al decennio scorso) è una manovra complessa che sarà gestita con gradualità. I mercati, in gennaio, hanno già incorporato nei prezzi una parte importante del costo di questo rientro. La sorpresa ha accelerato l'uscita di chi si era troppo attardato sulla narrazione di un'inflazione che sarebbe scesa da sola senza bisogno di qualche piccolo colpo di freno.

Una volta ripulito, l'azionario si è ricomposto e ora cerca un nuovo equilibrio non solo nel livello degli indici ma anche correggendo eccessi e distorsioni. Per il momento tutto fa pensare che sia un processo sano.
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