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Un treno in anticipo

Siamo nel 2023, non nel 2024


Quando poi i mercati pensano a una Fed cui già tremano le mani per effetto dei primi segnali di recessione e che non vede l'ora di tornare a tassi reali negativi, il rischio di scambiare i desideri con la realtà diventa evidente. Per due motivi.

Il primo è che, come ha sottolineato l'ex governatore della Banca Nazionale Svizzera Philipp Hildebrand, è stato relativamente facile scendere dal 9 al 4 di inflazione, ma sarà molto più difficile scendere dal 4 al 2. È vero, aggiungiamo noi, che il 2 per cento come limite e obiettivo dichiarato ormai quasi universalmente è sempre più in pericolo. Lo stesso Powell ha dichiarato che la Fed sta pensando di rivederlo, anche se i tempi non sono ancora maturi. Alla fine si adotterà il 3 o il 4 o una fascia ampia tra il 2 e il 4. Ma non ora. Farlo adesso significherebbe spostare i vincoli perché non si riesce a rispettarli. Per alzare un giorno il target al 4 occorrerà prima passare per il 2 e restarci qualche mese, pena una seria perdita di credibilità da parte delle banche centrali.

Il secondo motivo è che il calendario politico, con le difficili presidenziali del novembre 2024, impone alla Fed di fare una pulizia radicale nel 2023 per non rischiare, se si abbassa troppo presto la guardia, di ritrovarsi l'anno prossimo a dovere scegliere tra, da una parte, tollerare un'inflazione non domata a sufficienza e, dall'altra, accettare una ripresa debole. In questa luce si comprende come tutte le componenti del Fomc, inclusi i membri di orientamento progressive nominati l'anno scorso da Biden, abbiano finora accettato la linea della fermezza sui tassi (limitandosi a frenare sulla quantità di rialzi ulteriori) e ripetano che non andranno abbassati nel corso di quest'anno. Ecco allora che accanto al repubblicano Powell, che vuole essere ricordato come un nuovo Paul Volcker che ha trafitto il drago dell'inflazione, abbiamo la componente democratica, inclusa la sinistra radicale, che vuole garantirsi (anche a prezzo di un 2023 grigio e faticoso) un 2024 con i prezzi stabili, un'economia in ripresa e una borsa in rialzo.

In sintesi, se è vero che ogni giorno ha la sua croce, è anche vero che ogni giorno ha la sua gioia. La gioia per la ripresa del 2024 la manifesteremo verso la fine del 2023 o, meglio ancora, l'anno prossimo. Il treno del rialzo azionario, per qualche mese, resterà probabilmente in stazione. L'Europa, come abbiamo detto, sarà insieme alla Cina l'area su cui concentrarsi quest'anno. L'America tornerà a prevalere l'anno prossimo, quando i tassi, in particolare quelli reali, torneranno a scendere, spingendo i titoli legati alla crescita.



(Foto: Salvatore Cavalli)
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