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Nuova Democrazia Cristiana

No-profit, Mattarella e Papa Francesco convergono?

Il panorama politico è in movimento.

Dietro le quinte si stanno muovendo gli schieramenti che si presenteranno alle prossime elezioni: le regionali e le europee di fine maggio.

Ci sono aspetti della manovra di bilancio per il 2019 che hanno suscitato vive perplessità e forti contrasti: in primo luogo, la scarsa incidenza degli investimenti, con un consistente taglio delle risorse per il Mezzogiorno; l’allineamento alla aliquota ordinaria per i profitti delle organizzazione “no-profit”.

Bisogna decifrare queste due mosse, che hanno suscitato vivissime proteste.
Cui prodest? Perché tagliare le risorse al Mezzogiorno, non aumentare subito la spesa per investimenti, su cui pure erano state formulate tante promesse, e colpire fiscalmente il settore del “no-profit”?

Il governo ha fatto una scelta politica: privilegiare, con le poche risorse disponibili dopo la trattativa con Bruxelles che ha ridotto il deficit dal 2,4% al 2% del pil, al mantenimento delle promesse elettorali: reddito di cittadinanza, quota 100 per le pensioni, saldo e stralcio per le cartelle elettorali dei meno abbienti, la “flat tax” per le piccole partite Iva.

Ha rinviato gli investimenti, tagliato le risorse al Mezzogiorno ed aumentato la tassa sugli utili delle organizzazioni “no profit” per indebolire il sistema di potere che si è consolidato per decenni attorno alle cooperative, di sinistra e di matrice cattolica, che rappresentano il polmone economico della opposizione. Al di là delle apparenze caritatevoli ed umanitarie, costituiscono il motore che verrebbe utilizzato per creare un nuovo soggetto politico.

Lo stesso ragionamento vale per i partiti ora all’opposizione in Parlamento, che però sono ancora ben insediati nelle Regioni e negli enti locali, soprattutto nel Mezzogiorno: aumentare la spesa per investimenti sarebbe stato un gran favore per loro e per le clientele che hanno alimentato da sempre.
Ci sono troppi segnali che indicano non solo il fallimento della strategia di opposizione del Pd, ma soprattutto il timore dei sindacati tradizionali di essere travolti definitivamente, scomparendo dalla scena politica dopo averla dominata per decenni. Non c’è dubbio alcuno che sono stati “scavalcati” a sinistra: il governo sta cercando, nel bene e nel male, a fare ciò che si diceva che non poteva né doveva essere fatto.

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