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Addio, vecchia Europa!

Anche sconfitti, i partiti che hanno dominato per decenni non molleranno il potere

Domenica sera, dopo le 23:00, cominceranno ad essere pubblicati i risultati elettorali per il rinnovo del Parlamento europeo di Strasburgo.

Alcuni Paesi, come l'Inghilterra e l'Olanda, hanno già votato giovedì, ma sono filtrate poche anticipazioni per evitare di influire, in un senso o nell'altro, sull'atteggiamento degli elettori degli altri Paesi.

La vera novità, alla fine, è stato l'annuncio delle dimissioni di Theresa May, che lascerà Downing Street il 10 giugno prossimo, alla conclusione della visita di Stato del Presidente americano Donald Trump. Ha gettato la spugna dopo innumerevoli tentativi di far passare a Westminster l'Accordo firmato a Bruxelles con l'arcigno negoziatore Europeo Michel Barnier, francese, appena proposto dal presidente Emmanuel Macron alla Presidenza della Commissione europea.

Non è una coincidenza, a nostro avviso, che da Londra sia arrivata una risposta durissima alla ipotesi di nominare Barnier alla Presidenza della Commissione, e che le dimissioni di Teresa May siano la conseguenza di un negoziato punitivo e penalizzante sotto tutti i punti di vista per la Gran Bretagna. Arrivano, però, giusto il giorno dopo lo svolgimento delle elezioni: ha tenuto botta fino all'ultimo, per evitare che il tracollo dei Conservatori diventasse una disfatta irreparabile.

Da qui dobbiamo partire: dal crollo dei Conservatori inglesi, che secondo i sondaggi puniranno pesantemente il partito che, al governo con la May, ha tradito il voto referendario favorevole alla Brexit, ha concluso un Accordo ritenuto per ben tre volte inaccettabile da Westminster, e che pur di salvarlo aveva cercato l'appoggio dell'opposizione laburista, che però pretendeva in cambio che la Gran Bretagna rimanesse nella Unione doganale e poi un referendum popolare confermativo dell'Accordo.

Il sistema bipartitico inglese si sta sbriciolando, nonostante un sistema elettorale maggioritario di collegio che ha sempre evitato l'emergere di nuovi soggetti politici. Le elezioni al Parlamento europeo si svolgono infatti con il sistema proporzionale, e daranno spazio ai partiti che altrimenti sarebbero stati esclusi dalla rappresentanza: il Brexit Party, al primo posto nei pronostici con il 35% dei suffragi, e l'UKIP al 3% perseguono entrambi l'obiettivo della uscita dall'Unione, e dovrebbero maramaldeggiare a spese dei Conservatori che arriverebbero a mala pena al 9%, appena un terzo dei consensi consueti. Sul versante opposto i Laburisti, al 15%, dovrebbero cedere a vantaggio della vecchia formazione Lib-Dem, pro-UE, tornata ai vecchi fasti con il 16%.
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