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Quel che resta del giorno

La notizia dell'inizio di una recessione globale è quanto meno prematura

Cominciamo dalla Cina. Qui l'osservazione più frequente tra i sinologi dedicati, quelli che cercano di raccogliere dati al di fuori delle statistiche ufficiali, è che l'aggravarsi del rallentamento è avvenuto all'inizio di quest'anno e che nel secondo e terzo trimestre è subentrata una certa stabilità. Certo, il manifatturiero cinese crescerà d'ora in avanti a una velocità simile a quella globale, ma i servizi mostrano segni di ottima salute.

Quel che resta del giorno. Il tavolo della servitùGli emergenti che dipendono dalla Cina stanno in questo momento peggio della Cina stessa perché non hanno la forza di bilanciare la caduta del settore estrattivo con i servizi. Alcuni di loro, d'altra parte, continuano a seguire politiche populiste e anti-business. Altri come il Messico, che hanno politiche più equilibrate, stanno assorbendo la crisi abbastanza bene. Quanto ai paesi sviluppati esportatori di materie prime (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Norvegia), la svalutazione e il rilancio del manifatturiero non estrattivo richiederanno del tempo per produrre i loro effetti positivi. Alla fine ne usciranno economie più equilibrate.

Venendo agli Stati Uniti, come fa notare Ethan Harris di Bank of America, nei cinque anni passati c'è stata una sistematica sopravvalutazione delle prospettive di crescita, regolarmente deluse a consuntivo, ma ora si sta passando all'eccesso opposto. La Fed alzerà i tassi anche più di quanto il mercato si aspetti ma questo non fermerà il treno in corsa dell'economia, che crescerà sopra il potenziale anche nel 2016. La forza dei consumi, dell'immobiliare e dei servizi bilancerà la decelerazione del manifatturiero. Crescere sopra il potenziale non significa rovinare il motore ma fare risalire l'inflazione che l'anno prossimo, verosimilmente, raggiungerà e forse supererà il 2 per cento.
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