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Europa quale futuro? Si è aperto il vaso di Pandora

Il momento tragico mette in discussione un progetto di unione e collaborazione unico nella storia


Nel febbraio del 2011 la Francia attacca la Libia contro i nostri interessi, ma non abbiamo la forza di ribattere. Poi avviene l'attacco finanziario al paese che fa aumentare per magia lo spread di 600 b.p. in un mese con un debito ancora sotto controllo ed un PIL in lieve crescita. I media asserviti cavalcano e tuonano contro la nostra debolezza senza spiegarsi come mai oggi continuino a negare l'evidenza di uno spread che a confronto del 2011 dovrebbe essere almeno triplicato, sempre che la matematica non sia solo un'opinione.

Nell'attacco ai titoli di stato del paese si era distinta la Deutsche Bank che ha speculato contro di noi senza subire sanzioni come ha invece ha subito dal Dipartimento della Giustizia degli Usa da cui è stata condannata, come è successo alle banche d'affari ed alle agenzie di rating, ma l'Europa è stata completamente assente e priva di autonomia. A conferma il bilancio al 31.12.2011 della banca tedesca presenta di gran lunga il migliore risultato ottenuto in dieci anni.

Olanda, paradiso fiscaleAnche l'Olanda che ci riprende è diventata un paradiso fiscale per le grandi multinazionali del nostro paese che hanno trovato condizioni di defiscalizzazione grazie alle discutibili agevolazioni fiscali. In questo modo si separa il capitale dal paese che ne rimane privato, così come la delocalizzazione della nostra manifattura che ha separato il lavoro dal capitale, creando i vuoti occupazionali che oggi siamo a piangere. Non serve alzare la voce, avviare dibattiti sterili sul nulla, ma è necessario rimboccarsi le maniche e pensare a come ripartire.

Questo si è verificato con la nostra approvazione senza che i governi fissassero limiti rispettosi di una identità nazionale troppo spesso invocata come retorica, ma subito cancellata dagli interessi. Si potrebbe continuare, ma il problema di fondo è interno al nostro paese in cui una politica cicala si è allontanata dalla realtà ed ha generato un crescente debito, specie in spese correnti per comperare il consenso. Il debito è stato fatto da noi negli anni per mancanza reale di sistemi controllo più formali che sostanziali sempre orientati ad una burocrazia autoreferenziale ed incapace di fare una norma comprensibile alle persone normali.

Questa collosa situazione ha creato connivenze a tutti i livelli in funzione di interessi particolari e non di quelli di tutti ed un preoccupante degrado professionale e morale; questo degrado può essere usato contro di noi come avviene oggi. E' necessario recuperare una dignità perduta ed una forza contrattuale reale, ma fare anche un onesto e responsabile esame di coscienza sui nostri errori e porvi rimedio evitando di dare la colpa delle nostre incapacità agli altri.

Poi ripensare ad un'Europa come era nelle idee dei padri fondatori è il primo passo da fare per una solidarietà vera tra gli stati che la compongono. Ma la ricerca di una propria autonomia sociale, economica e finanziaria, e provare a realizzarla, è la prima condizione da porre in essere per offrire a tutti, specie ai giovani, l'opportunità di riflettere per ritornare alle radici, ad una definizione corretta della gerarchia dei bisogni, per ridurre disuguaglianze che distruggono il senso sociale, e nessuno si può sottrarre alle proprie responsabilità.

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