Facebook Pixel
Milano 26-apr
34.249,77 +0,91%
Nasdaq 26-apr
17.718,3 +1,65%
Dow Jones 26-apr
38.239,66 +0,40%
Londra 26-apr
8.139,83 +0,75%
Francoforte 26-apr
18.161,01 +1,36%

Alzare i tassi, la Grande Paura

Le Banche centrali stanno a guardare


Ma c'è una paura maggiore che paralizza la Fed: ai livelli record ormai raggiunti dalle quotazioni, con un rapporto price/earning molto alto, una riduzione dei profitti potrebbe determinare una ondata di vendite sul mercato azionario. Le conseguenze sul sistema finanziario sarebbero ben più gravi rispetto a quelle già negative temute sul sistema economico.

Si sta creando però un paradosso: tanto più si allontana la prospettiva di un aumento dei tassi, tanto più gli investitori si orientano verso il mercato azionario. Ed è questo che dovrebbe preoccupare: ci si orienta sulle azioni perché sono l'unico asset che rende e che comunque vede aumentare il valore nel tempo. Per quanto bassa, la cedola non sarà mai negativa come lo è spesso il rendimento su alcune scadenze di obbligazioni, soprattutto in Europa.

La situazione della BCE è ancora peggiore, perché sta continuando con il Qe non avendo raggiunto il risultato prefisso, quello della inflazione al 2% annuo. Si trova invece alle prese con le richieste della Germania, di alzare i tassi per restituire redditività alle banche ed agli investitori tedeschi. Ma, nelle condizioni date, in molti Stati il costo degli interessi sui debiti pubblici aumenterebbe, costringendo i governi a spostare risorse dalla spesa pubblica per investimenti, consumi intermedi e stipendi o pensioni, verso la remunerazione del debito. Ne risentirebbe la crescita economica, ancora assai stentata.

Il fatto è che, prima ancora di pensare all'aumento dei tassi di interesse, la Bce deve decidersi a terminare il Qe. La prospettiva è molto meno rosea di quanto non sembri, visto che gli investimenti nell'economia reale europea e l'andamento di mercati azionari è ancora molto modesto, nonostante l'afflusso di liquidità derivante dagli acquisti di titoli effettuato mensilmente dalla Bce. Molti capitali si riversano al di fuori dell'Eurozona, alla ricerca di migliori occasioni. In pratica, la Bce versa liquidità in una pentola bucata.

Le tensioni internazionali continue, dalla crisi con la Corea del Nord a quella spagnola per via del recentissimo referendum indipendentista in Catalogna, mettono anch'esse le banche centrali con le spalle al muro: tutti sono convinti che, in ogni caso, verrebbero aperti i rubinetti per sostenere i mercati che dovessero vacillare. Il risultato è che, come si è già visto dopo il referendum sulla Brexit, la elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, ed il referendum costituzionale in Italia, anche i pronostici di una risposta negativa sui mercati si sono dimostrati sbagliati. I pochi che avevano scommesso al ribasso si sono bruciati le dita: il mercato è ormai convinto che le banche centrali interverrebbero comunque, immediatamente. La speculazione non ha spazio.

Ed è così che c'è calma piatta, un giorno dopo l'altro. Attentati, risultati elettorali, referendum vinti o persi, minacce nucleari passano senza lasciare traccia.

I mercati azionari continuano a lievitare, lentamente, come la pasta della pizza. Le obbligazioni rendono poco, e gli investitori non sanno più come fare.

Le banche centrali stanno a guardare: alzare i tassi, è la grande paura.

Condividi
"
Altri Editoriali
```